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Lo zar non è morto
Giuseppe Caliceti, Liberazione, 27.11.2005
www.liberazione.it
Il romanzo più discusso e sensazionale del momento si intitola Lo zar non è morto. Sottototitolo: "Grande romanzo d'avventure". Pubblicato nel 1929, è appena stato ripubblicato dall'Editore Sironi. Può essere un "romanzo rivelazione" quello uscito oltre settant'anni fa? Leggetelo e vi rendete conto che può esserlo. Legato a questo testo ritrovato avventurosamente quanto casualmente dallo scrittore e editor Giulio Mozzi, si potrebbe scrivere all'infinito. E già tante recensioni e impressioni ha suscitato, tanto che ormai se ne parla come di un "caso" letterario nazionale. D'altra parte, riguardare questo testo futurista di decenni e decenni fa, fa pensare non poco. A tutti i dibattiti sulla morte del romanzo in Italia, per esempio. Al famoso rapporto tra letteratura più o meno commerciale. All'idea di una creatività letteraria che forse si sviluppa meglio in gruppo che nello splendore dell'isolamento della propria cameretta o della propria torre d'avorio. Insomma, all'idea stessa di storia letteraria del Novecento che ci viene regolarmente spacciata sulle antologie scolastiche. All'idea di copywryter e della questione dei diritti d'autore. Al rapporto tra letteratura e realtà. Alla fantascienza italiana. Ai cosiddetti sottogeneri letterari. A una letteratura anche come puro gioco e invenzione e divertimento, che pure ci parla di un'attualità, di un preciso periodo storico, di diplomazie in atto. Del potere e dell'amore.

Perché Lo Zar non è morto, non è tato scritto da un autore, ma da dieci: per la precisione "il gruppo dei Dieci": Antonio Beltramelli, Massimo Bontempelli, Lucio D'Ambra. Alessandro De Stefani. F.T. Marinetti, Fausto M. Martini, Giulio Milanesi, Alessandro Varaldo, Cesare G.Viola, Luciano Zuccoli. Ma non si sa chi è l'autore dei singoli capitoli: tanto che in allegato, nell'edizione originale, si propone ai lettori una sorta di concorso a premi per indovinarlo.
Con tutta probabilità, Lo Zar non è morto è il primo romanzo collettivo della storia della letteratura italiana (molto prima dei collettivi alla moda oggi, dai Wu Ming o dalla Babette Factory. E' un romanzo divertentissimo, pieno di colpi di scena, moderno, non americaneggiante, attualissimo, importante. Racconta la celebrazione del potere e la sua parodia, in giro del mondo in quattrocento pagine (dalla Cina al Vaticano), che si leggono tutte d'un fiato. Basato sull'idea che appaia d'improvviso nel 1931, in Cina, un uomo identico allo Zar Nicola II, questo spettacolare romanzo di fantapolitica mostra un gusto sfrenato per la narrazione veloce e avventurosa, in cui spicca un personaggio femminile indimenticabile: Oceania World.

Lo Zar non è morto dimostra quanto, per ragioni soprattutto di tipo politico e ideologico, sia ancora oggi in gran parte colpevolmente rimossa, in Italia, la straordinaria esperienza letteraria (poetica e narrativa) del futurismo: la prima avanguardia storica europea. Se fossimo in Francia, dove anche un grande scrittore come L.F. Cèline da decenni è stato riabilitato a pieno titolo nella storia letteraria francese e universale, anche da noi si parlerebbe di più di Futurismo e forse oggi leggeremmo libri meno lacrimevoli, intimisti di quelli che spesso vengono pubblicati e si leggono oggi per la maggiore. Libri migliori, insomma.
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