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Osservatorio sui nuovi autori italiani
Luigi Preziosi, Bombacarta.com, 25.11.2003
www.bombacarta.com
Nota dell'editore: pubblichiamo qui di seguito due stralci di questa splendida monografia di Luigi Preziosi comparsa sul sito di Bombacarta. In fondo all'articolo troverete il link per scaricare il testo completo
Uno stralcio dal paragrafo introduttivo:1. Attraversando il testo: la trama e la struttura.

L’uscita de “Il suicidio di Angela B.” di Umberto Casadei è stato immediatamente accompagnato da giudizi in generale molto positivi, se non in qualche caso apertamente entusiastici. Molto positivamente si è espresso, tra gli altri, sul supplemento culturale de “La Stampa”, “Tuttolibri” del 12.07.2003, Sergio Pent, che si dichiara ammirato di chi ha omaggiato la letteratura “scandagliandone le più remote potenzialità, con quel dar vita ad un romanzo nato come ricordo privato e dilatato a conflitto generazionale, visione critica dell'opportunismo dei media, fino all'azzardo di costruire una fiction totalizzante - globale - che incamera cronaca e creatività, psicanalisi e diario privato, nel virtuosismo del romanzo assoluto”. Più apertamente entusiasta è Giulio Mozzi, curatore per Sironi della collana “Indicativo presente” (forse il più positivo esperimento di scommessa sulla “nuova” narrativa italiana), presso cui è uscito il romanzo di Casadei: “Questo romanzo io l’ho visto nascere e crescere nell'arco di tre anni abbondanti, e sono convinto che si tratti di un capolavoro o di qualcosa del genere… Io ho pubblicato cinque libri di racconti, un poema, due libri d'inchiesta, tre libri sullo scrivere, non so quante cose sparse: ma di tutto questo, in confronto a ciò che ha fatto Umberto, non m'importa niente”. Ed ancora: “Il suicidio di Angela B. è un romanzo fiume – un fiume limaccioso, carnevalesco, trascinante con sé ogni tipo di materiale, sempre a rischio di tracimazione – che scorre nell’alveo della grande tradizione modernista europea. A tutti coloro che lamentano la mancanza, in Italia, di grandi romanzi, io dico: "Ecco: questo è un grande romanzo. Come, e non solo in Italia, se ne scrivono pochi".
La singolarità di una fortuna critica così repentina ed unanime (oltre ai citati, chi scrive ha raccolto altri giudizi critici, tutti, chi più chi meno, positivi) certamente incuriosisce, e stimola ad una lettura approfondita.
Il romanzo prende le mosse dal suicidio di Angela, studentessa di un liceo padovano, buttatasi da un cavalcavia sulla tangenziale della città. Si tratta dell’evento da cui scaturisce la narrazione, ma è al tempo stesso un elemento esterno ad essa, poiché accade prima che il romanzo inizi: è la causa prima di tutto ciò che il testo contiene (il “cosmo” di cui diremo oltre), è il presupposto che è già avvenuto quando la narrazione inizia.
La storia incomincia con le reazioni che la notizia della morte di Angela provoca tra i suoi compagni di scuola, descritte da uno di loro, Gianni Dezanni. Ma questo è soltanto uno dei possibili accessi al testo. Il suicidio di Angela dà l’avvio ad una progressiva di destabilizzazioni di ordini precariamente costituiti, anche se prima del fatto apparentemente solidissimi: l’ordine dei rapporti tra i ragazzi della classe, l’ordine dei rapporti affettivi nella famiglia di Gianni (e non solo), l’ordine delle relazioni interpersonali tra i funzionari della casa editrice che pubblicherà un libro sull’argomento. Il romanzo scandaglia quindi le reazioni al gesto estremo di Angela da parte di un variegato gruppo di personaggi, e le conseguenze a volte molto remote di quel gesto su ciascuno di loro, fino al limite dell’arco temporale di due anni. Gianni precipita in una crisi esistenziale profonda, da cui esce molto diverso da prima, inserendosi nella comunità di don Giacomo, e soprattutto scrivendo un libro sul suicidio della sua compagna di scuola. La stesura di questo libro rende manifesta una fino allora latente tara nei rapporti tra i genitori di Gianni, rivelando debolezze prima insospettabili nel padre, ed inquietudini mal sopite nella madre. La composizione del libro è pure occasione per ridefinizioni assai dolorose nei rapporti tra i due funzionari ed amici della casa editrice “Monopolio” che ne curano la pubblicazione. E nel periodo successivo al suicidio anche alcune altre figure, gli amici Izza e Faggiulo, la professoressa Bidelli, si connotano meglio, risultando comunque diversi da come apparivano all’inizio della storia. La morte di Angela è anche pretesto per scandagliare con una passione per la verità che confina con la crudeltà il corpo sociale della provincia del nord est, svelandone imposture, corruzioni e degradazioni morali, che a loro volta altro non sono che figure del più ampio degrado complessivo del paese. Nell’assolvere a compiti di esemplificazione e di ammonimento morale, il romanzo segue un andamento “a cerchi concentrici”: dal disagio individuale, si trapassa a quello giovanile, da questo a quello dei rapporti interni alla famiglia, e poi a quelli sociali del mondo della media borghesia della città di riferimento, fino a fare di tutto questo disagio la cifra e il simbolo ad un tempo della decadenza del particolare periodo della storia che stiamo vivendo.
Non c’è quindi un vero e proprio sviluppo narrativo. L’azione fondamentale è già avvenuta prima dell’inizio dell’arco temporale iscritto nella narrazione, e più che l’episodio centrale rappresenta l’occasione di altre storie minime che trovano radici in lei (e prova ne sia che in definitiva non è offerta alcuna vera conclusiva spiegazione al suicidio di Angela, nonostante le tante analisi del suo gesto contenute nel libro) Casadei sperimenta quindi un romanzo in cui la trama non è data dal succedersi di più eventi variamente concatenati, bensì dai molteplici modi di “vedere” e di atteggiarsi di varie entità (singoli personaggi o collettività sociali, parlanti tramite i giornali locali) nei confronti di un unico evento, il suicidio di Angela. Una narrazione non dinamica, quindi, ma continuamente sollecitata da un unico polo narrativo, tesa all’esplorazione della molteplicità dei suoi significati.
Quanto alla struttura, “Il suicidio di Angela B.” pare fatto apposta per la gioia di un narratologo, in virtù di un’architettura straordinariamente complessa, che comporta continue novazioni di punti di vista, di prese di coscienza dei vari personaggi, di focalizzazioni in perenne movimento. Casadei, molto opportunamente, pone in apertura del testo alcune cosiddette “note istituzionali”, che rendono conto di un labirintico impianto narrativo in cui la possibilità di smarrirsi è costante. Il libro è costituito da una congerie di testi di diversa origine, componendo il tutto una sorta di collage, di “romanzo – documento”, in cui la trama si fa da sé, in assenza (apparente) di interventi di un autore determinato (quantomeno se per tale intendiamo l’autore “onnisciente”). Il nucleo centrale del libro è costituito da due lunghi testi scritti da Gianni Dezanni, “Il suicidio di Angela B.”, e una “Lettera prefatoria posticipata”, rispettivamente ribattezzati “Le ore” e “Le giornate” dai due editors, Mario Parecchio e Rinaldo Qualcosa. Questi due testi sono a loro volta intervallati da articoli di giornale, che danno il senso del mutare dell’opinione pubblica nel tempo riguardo al suicidio della studentessa. Altri personaggi recano ciascuno i propri contributi, come l’editor Rinaldo Qualcosa, autore di una “Postfazione”, e il compagno di scuola Pier Giorgio Izza, che scrive la “Coda”. Sono inoltre presenti una selezione di e – mail che i due editors si scambiano durante la messa a punto del testo di Gianni, un tema di una compagna di scuola di Angela, alcune lettere (del camionista che per primo raccoglie le spoglie di Angela, della madre di Gianni), ed una nota, il cui testo risulta approvato dalla collettività degli autori e che viene stilata da un altro personaggio, l’Artefice, oltre ad una serie di altri contributi di minor rilevanza.
Lo statuto identificativo del testo è quindi quello dell’opera collettiva, dove le voci più disparate si raccolgono per documentare le diverse verità che a ciascuno pare di riconoscere (a voler accreditare di buona fede tutti i personaggi). L’impressione di episodica ripetitività discende allora proprio dalla molteplicità dei punti di vista, focalizzati di volta in volta sullo stesso argomento o sulla stessa situazione. Se ciò assolve il testo da un punto di logico, ne consente anche una rivalutazione estetica, cambiando un “difetto” in una caratteristica imposta dalle esigenze di riproduzione realistica del mondo in cui Gianni si muove. Grande rilevanza presenta quindi lo studio della prospettiva, da intendersi qui proprio nella sua più piena accezione di “punto ottico dal quale il racconto trasmette la sua informazione”. Infatti, la prospettiva ha costantemente di mira, o sullo sfondo, quale presupposto, un unico evento, il suicidio di Angela, eppure il suo spostamento è continuo, a seconda ad esempio, che di esso parli Gianni, sua madre, o il camionista Trovato, o gli editoriali sui giornali locali. A ciò fa riscontro la totale assenza dalla scena del narratore, o meglio la sua completa trasparenza: il racconto risente comunque della mano, sia pur nascosta, che lo guida. Ne consegue un cospicuo raccorciamento della distanza tra lettore e materia narrata, poiché la mediazione del narratore è quasi inavvertibile (e tuttavia presente). Ne consegue ancora, sul fronte della costruzione del racconto - poiché il narratore cede sistematicamente la parola al personaggio di volta in volta presente - una fortissima esigenza di esperire il discorso in forma mimetica, e, sul fronte dell’invenzione dello stile, un’altrettanto forte esigenza di rendere espressiva la mimesi (e con quali esiti si riferirà più avanti).
Data la struttura, anche il tempo della narrazione ha connotazioni particolari, che lo stesso Casadei nelle “note istituzionali” sottolinea, evidenziando una dislocazione virtuale rispetto ai vari contributi che compongono il libro “per altro diacronici, rispetto alla redazione (quando Gianni ha scritto), e ai tempi narrativi (quando sono accaduti i fatti di cui Gianni scrive) dei testi di Gianni”. Ma è l’intero racconto, e non solo i testi di Gianni, ad appoggiarsi su brani di varia provenienza che testimoniano fatti già accaduti, e quindi l’analessi “in re ipsa” di questo tipo di narrazione che percorre tutto il testo propone continue inversioni del senso cronologico degli avvenimenti. A ciò si aggiunga la composizione in sequenza dei vari contributi, che non necessariamente corrisponde al loro effettivo svolgersi storico, risultando a volte disposti in un ordine che privilegia criteri diversi...

(...)

Uno stralcio dal paragrafo conclusivo: 3. Gli stili . Virtuosismi ed eccessi

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Più in generale, è Casadei stesso con il suo “Suicidio” a fare richieste sul significato del mondo, e a tentare di fornire risposte, non già analizzandolo, ma semplicemente descrivendolo. Perciò gli occorre ricreare un universo, riempirlo di storie che poi sono una sola storia, ma vista con tanti occhi diversi. Con il suo romanzo – fiume (non solo nel senso della lunghezza, ma anche in quello di opera incessantemente arricchita dai più svariati affluenti tematici ed espressivi), romanzo “difficile da amare”, come lo definisce Pent, ma più difficile ancora da dimenticare, l’autore padovano punta a destabilizzare i canoni narrativi consueti per affermare una più intima congiunzione tra vita e scrittura. Anche per Casadei scrivere è un problema di forma, ma forma non in senso “crociano” quanto piuttosto forma in attesa di essere riempita, colmata, resa vita da una storia narrata. Straordinariamente significativa appare in questa prospettiva la sua intuizione secondo cui nella vita la “realtà non ha mai la forma di una storia”.29 Allora la polifonia è l’unica via per rappresentarla davvero, la vita. E non sarà una storia che tutta la racchiuda, e nemmeno tante storie che ne descrivano l’infinita varietà, quanto piuttosto un solo brandello di realtà raccontato da tante voci diverse, osservato da punti di vista diversi ed infine anche giudicato da intelligenze diverse.

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L'universo accidentale
di Alan Lightman
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"L'idea fondamentale. Intervista a Fabio Toscano" di Carlo Silini, Corriere Ticino
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