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Questa è la vita, mia cara |
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| Il Domenicale, 05.04.2003 |
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| “Ponte Nero sta tutto dentro lo specchietto retrovisore, là dietro, in cima alla collina. II treno arriva, fischiando, e corre via”: è dura la vita in un assolato paesino del Sud Italia, negli anni Settanta. Per Oreste, sette anni e l'America alle spalle, lo è ancor di più. Per sua madre Rosaria doveva essere un viaggio di riconciliazione, ma il ricordo della violenza subita anni prima la porta ad andarsene all'improvviso, affidando il figlio alla sorella Lia per l'estate. E così il piccolo si sente due volte abbandonato: da Rosaria e da un ambiente incapace di accoglierlo.
Ponte Nero e' ancora colmo di quei valori rurali che sopravvivono fossilizzati nell'uso del dialetto. È la realtà di provincia, annacquata da fotoromanzi e Fiat 850. Angustiato da rapporti intricati, altalenanti e spesso irrisolvibili con nonna, zia, cugina, sorpreso dalla scoperta della sessualità, Qreste è alla disperata ricerca d'affetto. Per crescere. Per ricucire lo strappo che si è consumato con quei luoghi a causa del dramma di sua madre. Ma è un percorso che gli procura sofferenza, una gravità che a tratti si fa insopprimibile: “Grida per gridare, senza lacrime, come se lo avesse toccato la strega”. |
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