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Escursioni meridionali |
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Enzo Verrengia, Stilos, 02.04.2003 |
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In un mondo di turismo, di massa o per caso, mancano viaggiatori. Perché non c’è più nessun posto da andare veramente a vedere: mostrano già tutto i media. Le uniche scoperte che si possono ancora fare si trovano tutte fuori dalla Tv. Nei paesi, ad esempio. Non quelli con la P maiuscola, ma proprio i piccoli centri abitati diversi dall’unica grande megalopoli cui è ridotto il mondo del XXI secolo. Se qualcuno vuole misurarsi con questa nuova esplorazione del territorio, dovrà portare con sé un manuale di adesione lirica e struggente ai paesaggi esclusi dall’immensa disneyland contemporanea. Il libro si chiama Viaggio nel cratere, e lo ha scritto un poeta, Franco Arminio. Lui, in un paese ci vive già, Bisaccia, in quell'Irpinia tutt’altro che fonda, dato che è una terra di confine per eccellenza, tra Campania, Lucania, Puglia e le propaggini del Molise.
Ora, con quest’opera priva di analoghi referenti, Arminio vuole comunicare all’esterno il senso di un approccio nuovo alla geografia: la paesologia.
Che per applicarla abbia scelto di viaggiare nell’immenso cratere del terremoto che nel 1980 devastò l'lrpinia è un caso.
Avrebbe fatto lo stesso se fosse nato e cresciuto, per esempio, nel Middle West americano, nella Picardia o nella Bavaria. Tutti cuore di grandi realtà culturali ed etniche. Ma le sue escursioni all’interno del Meridione, hanno il valore irrinunciabile di un bagno nella conoscenza reale dell’altrove, spogliato del glamour o del dark che vi aggiungono i filtri mediatici. “Un paese ci regala un tono - scrive Arminio nelle ultime pagine. -Non si possono attraversare i luoghi con un atteggiamento preordinato: devo far vedere questo o quello, devo compiacere o denunciare. E non si può tenere d’occhio più di tanto la letteratura, una tonalità bassa o alta, un profilo minimale o barocco. La scrittura è un luogo naturale, una traccia biologica a cui abbandonarsi perché ci dia la traccia della nostra vita." Il libro è tutto questo. Un mosaico struggente di passaggi attraverso scenari di abbandono e illusioni perdute o conservate, senza mai scadere nel folklore. I miraggi della ricostruzione, la filosofia del contributo statale, gli speculatori, la malapolitica. Arminio relega sullo sfondo anche questo retaggio di polemiche nelle quali la sociologia si intride di impegno civile. I suoi sono lo sguardo e la voce (scritta) del poeta alla ricerca di metafore in un quotidiano che non farà mai spettacolo in termini hollywoodiani ma lo è in termini di melanconia naturale. I nomi dei paesi si susseguono nei brani di Viaggio nel cratere come i capitoli di un romanzo della contemporaneità nascosto dall’infotainment, l’informazione-spettacolo. E alla fine il lettore si trova pieno di immagini, dettagli, architetture di un'Irpinia che sta ridosso di chiunque, in tutte le latitudini. Basterebbe ricordare di andare a vederla in auto, nei lunghi e vuoti pomeriggi che ognuno ha a disposizione, pur senza accorgersene. Arminio scrive dei suoi paesi con un linguaggio così denso di verità da non lasciare fiato, quasi fosse un’unica vicenda trascinante quello che è solo un riepilogo di radici. Senza il campanilismo beota dello studioso paesano, senza il distacco radical-chic, Vaggio nel cratere riporta in luce tutto quanto si occulta all'altro Paese, quello con la P maiuscola che si chiama Italia e fa parte di Eurolandia. Alla fine si ha l'impressione finalmente di essersi mossi dalla propria nicchia sempre uguale di elettronica ed edonismo, che trasforma tutti da cittadini in consumatori. |
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