Juanita, la piccola protagonista di questo eccellente albo, è indubbiamente un tipetto tosto e deciso. Un giorno, mentre è a far la spesa con la mamma, in un quartiere popolare vede una donna che sta rovistando in un bidone dell'immondizia alla ricerca di cibo. Resta profondamente colpita dalla scena tanto che decide di approfondire la questione e di capire che cosa è possibile fare per risolvere almeno in parte il problema. Non passano molti giorni ed ecco le proposte della bimba: semplici e incisive, pacate e sagge. "Puro buon senso" direbbe Tex Willer. Volendo, decisamente ardite ma per nulla utopiche, bensì realistiche e ben ancorate ai meccanismi della vita quotidiana, pronte a dimostrarci che un altro mondo è possibile. Juanita poi, dopo averle lette ai genitori, le manda a uno dei candidati il quale non solo risponde, ma promette tutto il suo impegno se sarà eletto. In poche parole, senza un filo di retorica e di ideologia, un bell'esempio di come la politica vera sia qualcosa che riguarda tutti, anche l'infanzia. Qualcosa che parte dal basso e che ci sprona eticamente e civilmente. In modo implicito e con garbo sta altresì a dimostrare come sia possibile organizzare modelli alternativi capaci di tagliare, pian piano le unghie alle speculazioni finanziarie e ai meccanismi di spreco e sfruttamento tipici della globalizzazione. Ma, volendo, sta a indicare come la crisi che da tempo ci morde sia anche e soprattutto crisi ideale e culturale. E qui, senza forse, bisognerebbe rileggere un classico dell'albo illustrato come Federico, di Leo Lionni. La storia si ambienta a Brasilia e nelle quattro pagine finali dedicate al Brasile e alla funzione di un sindaco e di come viene eletto, si accenna che a Belo Horizonte l'amministrazione comunale si sta muovendo proprio in questa direzione. Felice la grafica e quanto mai efficaci e piacevoli le illustrazioni della Keyrieh, ancora giovane illustratrice iraniana ma con un ragguardevole plamarès di prestigiosi riconoscimenti. Selezionata alla Mostra degli illustratori della Fiera di Bologna, Golden Apple alla Biennale di Bratislava, la ricordo altresì al concorso della Teatrio a Chioggia. La sue vivacissime tavole con quei buffi omini visti di profilo e nel privilegio accordato a pochissimi colori (verde in primis, ocra, bainco e nero) si accordano alla perfezione con le ragioni del testo, sottolineandone le sue valenze di classe. Brutta parola che oggi non si è soliti adoperare o si adopera a sproposito. |