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Informazione sostenibile: Slow news
Gaetano Farina, Megliopossibile, 16.03.2012
http://www.megliopossibile.com
Cosa c’è  nel panorama dell’informazione capace di far maturare il consumatore? Di dargli gli strumenti necessari a capire questa fase di cambiamento? Di contestualizzare le informazioni favorendo la critica  non distruttiva e valorizzando il consenso informato? Il caso Mashable.

Tante domande, e non sempre le risposte sono a portata di mano. Meglio allora rivolgere l’attenzione agli studiosi che si occupano degli effetti dell’informazione. In Italia, quanto a libera informazione si starebbe molto meglio rispetto a tanti altri Paesi anche europei (basti pensare ai travagli dell’Ungheria e in un recente passato della Polonia). Ma proprio perché in Italia le voci critiche non sono soffocate brutalmente (semmai si abusa di querele, il che già non è poco o di pene pecuniarie come quella inflitta per un servizio poco favorevole alla Fiat e giustamente stigmatizzata da Enrico Mentana*), occorre acquisire strumenti di indagine ancor più affilati per comprendere e riconoscere i meccanismi del consenso e della distorsione mediatica.
Il problema è che, soprattutto a partire dagli anni ’90, profitti e spese sono stati erogati e coperti quasi esclusivamente dai ricavi pubblicitari.

Se le testate giornalistiche sono di proprietà di potentati economici e si reggono sugli introiti dell’inserzionisti potenziali ed effettivi è ovvio che la linea editoriale non si può definire libera e indipendente. Per i mass-media l’obiettivo è quello di vendere: giornali, allegati, gadget, trasmissioni televisive quando si tratta di pay-tv, video, musica e via elencando. Ne deriva che si mira a “colpire” la pancia del pubblico (specie televisivo), più che a informarlo correttamente e a “istruirlo”. In particolare sono esposti adolescenti e giovani, le categorie sociali più sensibili e plasmabili dalle mode consumistiche. Alla tendenza  non sfugge la carta stampata e anche l'online è soggetto alla stessa legge. Non a caso l’autorevolezza di quotidiani cartacei/online come The Times si basa sul pagamento dei contenuti da parte dei lettori (tendenza che sta facendo le prime virtuose apparizioni anche da noi).

Interessante a questo proposito è Etica News, un nuovo sito internet nato per diffondere notizie in maniera indipendente: la testata, infatti, è finanziata da una fondazione, che dovrà aderire a uno statuto per garantire totale autonomia alla redazione.
Oltre a essere una voce critica indipendente, il sito vuole diffondere quelle notizie positive che il sistema dell’informazione-spettacolo ritiene poco interessanti come iniziative, avvenimenti, progetti nati per contribuire a uno sviluppo etico della società. Si rivolge quindi a chi pensa ancora che la raccomandazione, l’evasione fiscale, gli abusi edilizi siano reati sociali, rifiuta la burocrazia, intende dare proprio contributo alla costruzione di un mondo più giusto, più equo, più sostenibile, a valori come la responsabilità sociale d’impresa, il rispetto ambientale, la meritocrazia. Come recita la frase in testata è  "per quelli che… hanno compreso perché il capitalismo non era pensato come un sistema di mani invisibili, bensì di invisibili strette di mano".

Altro fenomeno interessante è lo Slow News, che s’ispira al manifesto per un consumo critico dell’informazione elaborato dal docente-giornalista americano Peter Laufer. La considerazione è che, soprattutto se traumatico, lo scenario degli avvenimenti cambia ogni minuto e riecheggia fuori da un contesto (è il caso dei twitter). Nell'eccesso di stimoli informativi si fa dunque sempre più fatica a distinguere i boatos dall’opinione ragionevole, le notizie davvero importanti dal rumore di fondo, il giornalismo partecipato dalle veline e dai comunicati stampa.
Un esempio che sta facendo scalpore è Mashable di Pete Cashmore, un blog esempio di digital journalism (notizie, social e quant'altro, oggi in home c'era un articolo sull'uso di facebook in Tibet) messo in piedi da Pete a 19 anni. Pete era malaticcio ma curioso. Ci ha messo due anni in più per finire il liceo e non si è laureato. Insomma, il classico sfigato che però girava il mondo navigando in rete. Ora il suo blog è tra i primi venticinque al mondo e la Cnn gli ha offerto 200 milioni di dollari (il confine tra media classici e rete è sempre più labile). Cashmore ha confessato di avere tra i  punti di riferimento Trendwatching, un sito che indaga le tendenze dei consumatori.

“Mettete in dubbio i servizi semplicistici su problemi complessi”, “cercate anche notizie e commenti di fonti con cui non siete d’accordo”, “cercate l’imparzialità”, “evitate i tuttologi”, “spegnete i canali all news”, “risalite alle fonti primarie”, “cercate le notizie vicino casa”, “pagate un po’ di informazione (di qualità)”, “schivate l’assalto dei simil-notiziari che sono solo vettori di pubblicità”, “evitate le notizie che si fingono quel che non sono”, “considerate il giornalista come un filtro per l’abbattimento del rumore”, “non drogatevi d’informazione”, “leggete oltre il rimando”, “praticate la libertà d’espressione” e praticate/sostenete il giornalismo partecipato. Sono solo alcune delle esortazioni di Laufer.

E poi bisognerebbe essere capaci di “ribaltare il mondo” o almeno di toccarlo con mano, come fanno da cinquant’anni quelli di Inter Press Service, un’agenzia stampa che ha scelto di dare voce a chi non ne ha e privilegiando temi globali come l’ambiente, i diritti umani e la giustizia internazionale sempre sul campo. Un libro, pubblicato da poco da Nuovi Mondi ripercorre la storia e i successi ottenuti da IPS in dure ed aspre battaglie quando anche alle Nazioni Unite faticavano ad accettare che una cooperativa di giornalisti indipendenti, senza fini di lucro, privilegiasse il punto di vista del Sud del mondo. In I giornalisti che ribaltarono il mondo, curato da Roberto Savio direttore della sezione italiana di Inter Press Service fino al 2000, si raccolgono proprio i contributi e le testimonianze di uomini e donne di IPS, provenienti da diverse aree del pianeta, ma uniti nell’obiettivo di provare a creare un’altra informazione. Molti di loro sono poi diventati scrittori o poeti affermati, ma non pochi sono stati assassinati a causa del loro lavoro. Attualmente, IPS si avvale di una rete di 500 corrispondenti dislocati in 150 Paesi. Con i suoi contenuti giornalistici e radiofonici e gli oltre 15 milioni di pagine lette in Internet ogni mese, la struttura raggiunge circa 3000 mezzi di comunicazione e decine di migliaia di gruppi della società civile organizzata.

A proposito di “coscienze libere”, è da segnalare anche la preziosa raccolta di testi, messaggi, discorsi e frammenti letterari di Albert Camus dal titolo Lessico della Rivolta, proposta da Antonio Castronovo per Stampa Alternativa. Nato a Mondovì nel 1913, l’autore de La Peste (con cui vinse il Premio Nobel) prese sempre posizione su tutti i grandi temi che scuotevano la sua epoca anche con una vasta produzione giornalistica: la guerra, la bomba atomica, i movimenti di decolonizzazione, la pena di morte e la pace sempre opponendosi alle barriere imposte dagli esseri umani ad altri esseri umani, in nome di un nuovo umanesimo.

* La Rai e il giornalista Formigli sono costretti a pagare alla Fiat 7 milioni di euro, di cui 5 milioni 250mila per danno da lesa reputazione. Qui sotto il test/video del direttore del telegiornale de La7:


http://www.ilpost.it/2012/02/22/mentana-contro-la-fiat/

www.mashable.com


Da leggere:
Albert Camus
Lessico della Rivolta

di Antonio Castronuovo
Stampa Alternativa Editore

Peter Laufer
Slow News
Sironi Editore

Roberto Savio
I Giornalisti che ribaltarono il mondo
Nuovi Mondi Editore

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