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Ambrosoli vittima del sistema
Stefano Chemelli, l'Adige, 08.06.2009
Il Paese del malaffare sfondo della vicenda del coraggioso legale assassinato nel 1979 e oggi raccontato dal figlio Umberto Ambrosoli vittima del sistema 

Giorgio Ambrosoli è lì sulla copertina di un libro che suo figlio Umberto gli ha dedicato con l'amore e la devozione di un bambino che l'ha conosciuto appena. Già, perché in questo Paese i migliori spesso vengono ammazzati, moralmente o di fatto come nel caso del commissario liquidatore della Banca Privata di Michele Sindona, l'avvocato milanese Giorgio Ambrosoli che nel settembre 1974 riceve dalla Banca d'Italia guidata da Guido Carli un compito delicato quanto solitario. Un incarico troncato 1'11 luglio 1979 da un killer giunto appositamente da New York, dopo cinque anni di lavoro straordinario a esclusivo beneficio della comunità civile di una nazione scarsamente informata, terribilmente complice nelle sue classi dirigenti democristiane (andreottiane, in particolare) di un malaffare fattosi sistema; Umberto Ambrosoli in Qualunque cosa succeda (Sironi editore, Milano, 2009, 317 pagine) non racconta solo storie drammatiche di tanti anni fa, sono invece pagine di una storia di lunga durata che arriva al nostro tempo, di un paesaggio sociale che ha cambiato molte comparse e pochi protagonisti e che sostanzialmente presenta "una maggiore sfrontatezza», una ambigua continuità, come sostiene il suo autore.

Nel 1991 fu Corrado Stajano a scrivere il riuscitissimo Un eroe borghese (Einaudi) dal quale fu tratto quattro anni più tardi l'omonimo film di Michele Placido, entrambi documenti sconvolgenti e indiretti di una vicenda che dovrebbe essere studiata e divulgata in profondità: un'analisi che affonda le radici nelle viscere di uno Stato e di governi che riescono talvolta a farsi nemici dei propri cittadini pur di sopravvivere a se stessi.

Umberto Ambrosoli, a trent'anni di distanza dai fatti, ci ricorda le 259 vittime di quella decade folle, le Br, la P2, lo Ior, le mafie, ma soprattutto ci racconta con rigorosa lucidità una ricerca esemplare che contempla tutto il mondo criminale di Sindona, sondato nelle più minute propaggini da suo padre (si vedano a pagina 129 le gesta di Flaminio Piccoli, tanto per rimanere nel nostro piccolo giardino di mammasantissima dicì).

Giorgio Ambrosoli ha indagato in modo impareggiabile l'origine e l'evoluzione societaria delle banche di Sindona, la loro gestione, tra fusioni e fallimenti, contabilità parallele, volatilità leggendarie dei cosiddetti depositi fiduciari, il cancro del sistema. Ambrosoli produsse per questa parte letale una rappresentazione grafica di tutti i contratti, con una decodifica ulteriore tra atti formali e reali, decifrando le sottoscrizioni, le autentiche e gli esiti ricondotti alle singole responsabilità, con un dato costante di limpidezza impressionante.

Nel groviglio finanziario caratterizzato da una bancarotta valutabile a un miliardo di euro attuali, corrispondenti a più di 200 miliardi di lire del tempo, Ambrosoli ha disegnato consapevolmente la statura morale di un Paese allo sbando. Pochissimi, Paolo Baffi, Mario Sarcinelli, in Banca d'Italia, Silvio Novembre braccio destro di Ambrosoli e finanziere di primo rango, l'avvocato Carlo Gusmaroli, saranno gli alleati di un uomo istituzionalmente solo, interiormente integro, inattaccabile quanto pressoché sconosciuto al grande pubblico. Intervistato dalla televisione svedese ma occultato da quella italiana (la Rai manderà in onda una sua intervista solo nel 1986, a sette anni dal suo assassinio!) Ambrosoli trovò nelle autorità statunitensi quel credito che paradossalmente lo farà precipitare verso l'abisso della violenza fisica.

Qualcuno ha scritto che l'assassinio di Ambrosoli è il culmine di un certo modo di fare finanza, di un certo modo di fare politica, di un certo modo di fare economia, temiamo che quelle parole scritte nel luglio del 1979 siano state brutalmente smentite più volte da allora (vengono i brividi, solo per fare un esempio che sovviene immediatamente, a pensare alla fine del professor Biagi), ma Umberto Ambrosoli scrive «l'esempio di papà é lì» e sono parole importanti e vitali, nobilissime come quelle scritte alla moglie da Giorgio Ambrosoli, un uomo che non verrà dimenticato, nel respiro aureo di una lettera famosa che può davvero consegnarci l'esempio ulteriore di un sentiero sicuro e premonitore.

Eccone il testo. 

«Anna carissima, è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.PI, atto che ovviamente non soddisferà molti e che è costato una bella fatica. Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Vertozzo e il fatto stesso di dover trattare con gente di ogni colore e. risma non tranquillizza affatto. E indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese. Ricordi i giorni dell'Vmi, le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l'incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo e ho sempre operato - ne ho piena coscienza - solo nell'interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: e hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo. I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [ .. ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa. Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell'altro [ .. ] Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi. Hai degli amici, Franco Marcellino, Giorgio Balzaretti, Ferdinando Tesi, Francesco Rosica, che ti potranno aiutare: sul piano economico non sarà facile, ma - a parte l'assicurazione vita [ ..]» 

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