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Il lato oscuro della ricerca
Gianna Milano, Panorama, 14.03.2008
Retroscena, interessi, rivalità, pasisoni, compromessi, ambiguità: è il mondo scientifico messo a nudo nel romanzo di un grande oncologo.

Se il test avesse dato un risultato negativo, lei lo avrebbe preso per buono e avrebbe concluso che era una prova dell'innocuità del composto dimenticando i dati sull'uomo, non è così? E questo non è avere due pesi e due misure?». Per un attimo l'oratore cui l'esperto di cancerogenesi chimica si era rivolto parve in difficoltà, ma si riprese trincerandosi dietro la dichiarazione: «I dati sono quello che sono». È un brano del libro L'ombra del dubbio (in uscita dalla Sironi) di Renzo Tomatis, già direttore dello Iarc, il Centro Internazionale per la ricerca sul cancro a Lione, scomparso di recente. Il protagonista del primo dei quattro racconti che lo compongono sa come i dati scientifici possano essere selezionati ad hoc, quando si vogliono affondare evidenze di cancerogenicità. Sa che i dati, in contrasto con i suoi, esibiti e pubblicizzati dalle industrie interessate, si avvalgono di ricercatori che collaborano «apertamente e più spesso surretiziamente con esse, con lo scopo di soffocare qualsiasi informazione che metta in evidenza danni alla salute o indichi l'urgenza di adottare misure di precauzione».

Con rigore scientifico, tensione etica, misura e freschezza, Tomatis fonde, nei quattro racconti, la sua passione per le «due culture»: la letteratura e la ricerca scientifica. «Per esprimere quanto non si riesce a dire nel linguaggio scientifico e per trasmettere nua convinzione con la forza di un racconto» confessò in un'intervista di Claudio Magris, sul Corriere della sera.

Muovendosi lungo questa frontiera avanzata tra scienza e letteratura, scrive Magris nella prefazione del libro, Tomatis ci aiuta, attraverso una narrazione limpida e intensa, a capire la realtà, la vita, il mondo, l'uomo. L'establishment scientifico visto dall'interno, nella sua quotidianità, è un affresco di contraddizioni, sospetti, passioni, amiguità, compromessi, condizionamenti (di lobby politiche o industriali), interessi personali.

Da giovane Tomatis aveva abbandonato la pratica della medicina per la ricerca, con l'idea di riuscire a fare di più e di meglio contro il cancro. Allo Iarc, anno dopo anno, con puntualità e rigore, ha classificato, basandosi su studi sperimentali e epidemiologici, una serie di sostanze cancerogene per l'uomo: cromo, amianto, nichel, benzene, cadmio, amine aromatiche. Elenco via via aggiornato. «Se causavano tumori nei lavoratori che ne erano esposti, non restavano circoscritte nel perimetro delle fabbriche, si diffondevano anche nell'ambiente» scriveca Tomatis in Il fuoriuscito (Sironi).

Fin dall'inizio questo lavoro di ricerca gli fece intravedere una continuità tra l'attività di laboratorio e ciò che lui sentiva come il suo fine ultimo: la possibilità di prevenire la crescita iniziale del tumore.

Spesso accadeva che se i dati disponibili (fu così per l'amianto di cui narra nel primo racconto) erano sufficienti a classificare una sostanza cancerogena, si cominciava a dire che occorrevano ulteriori indagini. La tattica, scrive, era elevare il rumore di fondo, ossia creare confusione pubblicando «risultati contrastanti e contraddittori, in modo da iniettare dubbi sulla validità di dati scomodamente positivi».

Trincerandosi dietro la difesa del rigore scientifico si mettevano in discussione i dati sperimentali di tumori indotti nei topi: come trasferirli all'uomo? Una confusione che finiva per ritardare un accordo «sulle decisioni da prendere per mettere in atto una prevenzione efficace».

Al generico, ma sempre attuale, concetto di etica della scienza si affianca per tutto il libro l'ethos del ricercatore. Arduo esercizio quotidiano di equilibrio e coscienza, perché scienza e potere hanno storie parallele ed è difficile sottrarsi alla spirale soffocante dei profitti. Nessuno sembra essere del tutto puro. Come emerge nel primo racconto sull'amianto. Una storia di colpi di mano e dubbe alleanze tra le aziende che lo producevano, con un giro colossale di affari, e quelle chimiche, complici nella difesa di interessi comuni, e pure che sottobanco sostenevano la campagna contro il tabacco, dando a intendere che fosse quello il vero nemico. «Una selva oscura di manovre, manipolazioni, menzogne nel più assoluto disinteresse per la salute umana», secondo Tomatis.

Chi ricordava che i tedeschi per primi tra il 1930 e il 1945 avevano provato il nesso tra fumo e cancro al polmone, e riconosciuto come malattia professionale l'asbestosi e il tumore al polmone da amianto, veniva screditato nel mondo scientifico come "filonazista". Così, per almeno due decenni dalla fine della guerra, «si è continuato a produrre amianto, in assenza di misure protettive e di indennizzo nei paesi del mondo libero». Ancora oggi, nonostante le prove inoppugnabili del suo effetto cancerogeno, se ne producono 2 milioni di tonnellate. «Le corporation potranno mai essere persuase a cambiare le loro priorità?».

Talora emerge un senso di impotenza, ma quando si riesce «a spezzare la crosta del pessimismo che indurisce molte delle nostre giornate, si scopre che esistono ancora ragioni per non disperare. Le forze, allora, ritornano e ci si può rimettere in cammino di buona lena» scriveva Tomatis in La rielezione. Lui non ha mai smesso di farlo, con coerenza e costanza. Anche il suo ricomporre, nei racconti, storie sospese di vita e rapporti umani, rimorsi, rimpianti e ricordi rimasti chiusi nei cassetti ha un po' questo sapore. La voglia di rimettere assieme i tasselli di un puzzle senza lasciare dietro di sé zone d'ombra.

 

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