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Vitaliano Trevisan – Standards vol. I
Sergio Rotino, Fernandel, 01.11.2002
Chiamiamoli “cinque pezzi facili” questi racconti di Vitaliano Trevisan, oppure semplicemente “brani”. Comunque sia, ecco cinque impeccabili esercizi di stile che tendono, nella compattezza della narrativa breve, ad allontanarsi dall’impegnativa struttura de I quindicimila passi, romanzo pubblicato all’inizio di quest’anno, per spingersi oltre. Chiamiamoli così, quindi, anche se il modello a cui l’autore fa riferimento è un altro, alto, molto alto. Eppure, più che davanti a degli standard jazzistici, e fatto salvo il riconoscimento di una tradizione musicale qui rappresentata dal pianismo neoclassico di Keith Jarrett (sua la versione di When I fall in love proposta come riferimento per When I fall, il racconto d’apertura), sembra avere a che fare con certe combinazioni sonore di Jim O’Rourke, oppure con la classica costruzione della forma canzone (travolta da una cascata di feedback) proposta dai fratelli Reid, in arte Jesus and the Mary Chain. Di questo, a mio avviso, si tratta. Cioè della capacità messa in campo da Trevisan di alterare una narrazione piana, inoculandovi quella continua distorsione del senso che proviene da tutto un patrimonio di effetti nella costruzione del testo cari a molti maestri della letteratura. Maestri fondamentali, che rispondo ai nomi di Beckett e Berhard, con le cui forme narrative l’autore vicentino si confronta da sempre. Qui probabilmente sta il nocciolo di tutta l’operazione: prendere un musicista, tre narratori e un filosofo per reinventarne i contenuti di altrettanti brani. Quindi non delle cover, come si usa nel rock, ma proprio degli standard, come appunto si usa nel jazz. Differenza di poco conto, non è questo che affascina, bensì l’accorto utilizzo di “basi campionate” estratte da dove non ci si aspetterebbe. Basta leggere A Xmas carol, racconto che trae spunto dal Cantico di Natale di Charles Dickens.Gli echi potenti del fantasma di Calvino e, prima di tutto, dell’anima di Barbablù ci vengono a fare compagnia, a dirci quanto complesso e stratificato è il lavoro di questo autore. Altro che standard. (Sergio Rotino
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