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Romanzo con modulazioni di frequenza. L'ambiente dei network
Maurizio Pesce, Punto Com, 22.10.2005
Bernelli racconta come ha analizzato i meccanismi della fama dei mass media
È "Puro Veleno" la nuova trasmissione di punta di Radio Staff: una rubrica di critica cinematografica che non risparmia giudizi negativi a chi se li merita. Inutile scandagliare l'fm: non la troverete. Radio Staff e tutto il suo palinsesto, infatti, è un'invenzione di Silvio Bernelli, autore di un romanzo ambientato proprio nel mondo della comunicazione italiana: una storia che parte dalla carta stampata – dove il protagonista, un cinico giornalista torinese, dà vita a una rubrica che non risparmia critiche ai tanti film che se lo meritino – fino a impregnarsi dell'universo radiofonico – dove la rubrica trasloca e si evolve per sfruttare la crescente fama del suo autore. Il libro, edito da Sironi, è un affascinante incrocio di sfondi e personaggi, dove spesso sono proprio le ambientazioni a passare in primo piano: un'analisi spietata della comunicazione di massa, fatta di prodotto, di marketing e advertising, senza riferimenti a fatti e persone realmente esistenti, ma facilmente adattabile a più di una situazione reale. Bernelli infatti ha lavorato per anni in questo mondo, raccogliendo spunti sufficienti per dare vita a un'ambientazione "viva", realistica. “Radio Staff è completamente inventata” racconta Bernelli. “È un po' la trasposizione romanzata di quello che la gente immagina di un network. Ma ci sono tutti i personaggi tipici della comunicazione di massa, non solo della radio: addetti stampa, ospiti e accompagnatori. La trama si sviluppa sempre in bilico tra scandalo e glamour, ma sempre al riparo dello scempio. Diciamo che vive al di qua della decenza, senza trattare il lettore da scemo”.

Da dove nasce la passione per questo mondo?
Quello della radio è un mondo che mi affascina, perché ritengo sia uno dei pochi spazi di libertà rimasti in Italia, svincolato da ogni condizionamento. In passato ho lavorato in una radio privata di Torino. Non un grande network come quello descritto nel libro, quindi, ma una piccola emittente locale. Per anni mi sono mosso dietro le quinte di diverse trasmissioni, collaborando alla loro organizzazione.

Manca l'esperienza diretta davanti al microfono.
Anche senza essere il conduttore, lavorare in radio mi ha comunque permesso di avere a che fare con quel meccanismo legato alla diretta: l'ansia da prestazione e la precipitazione legata alla realizzazione della trasmissione "live". Insomma, il lavoro dietro il microfono è lo stesso, sia che si tratti di una piccola radio che di un grosso network: a tenere tutti in riga è la lotta contro il tempo, la consapevolezza che ognuno ha i propri compiti. C’è un passaggio nel libro che sottolinea proprio questo dualismo: la frenesia e, dopo, la calma. Eccolo: “Ecco, quel momento, l’attimo esatto in cui la mia voce aveva cessato di risuonare in sella all’etere di tutto il Paese, mentre l’intera équipe di Puro Veleno dava l’impressione di voler fare irruzione nello studio per abbracciarmi dalla contentezza, sembrò congelarsi, conchiudersi in un frammento di tempo perfetto. Un blocco di realtà in cui c’era solo l’adrenalina della trasmissione in diretta.

Emozioni che Silvio Bernelli sembra conoscere bene.
Prima che autore sono un musicista e nella mia carriera mi sono tolto spesso la soddisfazione di suonare davanti a un pubblico. E come ospite, diciamo che ho spesso usufruito dell’altra parte del microfono. Da questo punto di vista la mia voglia di palco è stata abbastanza soddisfatta: per questo non ho mai aspirato ad avere una trasmissione tutta mia. Ma per prendere la voce ho preferito scrivere. E per questo tengo a ringraziare Sironi.

La casa editrice che ha già pubblicato il suo primo romanzo, “I ragazzi del mucchio”.
Loro fanno un lavoro di qualità puntando su scrittori giovani. Hanno una voglia smisurata di confrontarsi con la realtà. Quindi, anche grazie a un linguaggio molto semplice, si può raccontare la vita di tutti i giorni in modo semplice e accessibile a tutti.

Si può definire “Puro Veleno” uno spaccato della radiofonia italiana contemporanea?
Racconto l’intreccio fra il mondo dello spettacolo e quello dell’informazione, che sempre più si toccano e si contaminano; descrivo la vita di un network e di chi ci lavora: personaggi ben definiti che si potrebbero adattare a quasi tutti i protagonisti della scena radiofonica contemporanea. Certo, la storia impone alcuni momenti di spettacolarizzazione, comunque mai grotteschi. Vero tratto distintivo della mia storia, forse, è un certo tipo di urbanità di sfondo che ho scelto, che è una Torino descritta a tratti essenziali ma efficaci. C’è spazi anche per Milano, inevitabile, visto che molti dei grandi network sono a Milano.

Davide Corradini, il suo personaggio, con la radio raggiunge un successo oltre ogni aspettativa. Ma oggi i grandi nomi li fa la televisione, no?
Con la mia storia analizzo i meccanismi della fama nei mass media di oggi, quel rapporto particolare che si instaura fra il conduttore e l’ascoltatore, molto diverso da quello che vive il telespettatore con il divo di turno.Con la radio si può essere molto famosi. Almeno in certi ambienti.

Un altro romanzo su quanto è facile e bello il successo?
No, quelli sono temi vecchi, adatti agli anni ’80. Non è un thriller, nonostante i grandi colpi di scena che si susseguono, perché mancano il morto e l’investigatore, luoghi comuni tipici di questo genere. È una storia di vendetta, ma anche una storia di amore. Nonostante il “contesto tecnologico”, la storia dei personaggi, l’intreccio e le sfumature sono da romanzo del 1800. Diciamo che è letteratura pura, una storia di realtà: un romanzo-romanzo. È un’opera realizzata in un momento difficile della mia vita e per citare Billy Wilder – che diceva “Quando sei triste scrivi una commedia” – possiamo definirlo una commedia: la storia di qualcuno che fa qualcosa raccontata nel modo più divertente e accattivante possibile. È un romanzo un po’ furbetto, perché via via che si va avanti con la lettura si scoprono dei passaggi che potrebbero sembrare rivelatori e che, in realtà, non lo sono per niente!
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