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Il romanzo italiano orfano della scienza
Claudio Magris, Corriere della sera, 04.07.2005
Claudio Magris a colloquio con Renzo Tomatis
Magris: Gadda, Sinigalli, Del Giudice sono eccezioni
Tomatis: la letteratura porta dove la ricerca non arriva
Il fuoriuscito: dalla scienza o dalla realtà? Le origini non conoscono quella divisione o contrapposizione tra le "due culture", scientifica e umanistica, teorizzata in un celebre saggio di Snow; i grandiosi frammenti dei presocratici sulla Natura sono insieme poesia, filosofia e scienza. Col progredire - nei secoli e, vertiginosamente, negli ultim ianni, delle conoscenze sempre più specialistiche, quel divario si è accentuato. Oggi, paradossalmente, l uomo di media cultura e lo scrittore, se non hanno una preparazione altamente specifica, non sono in grado di capire veramente com è fatto il mondo - che pure lo scrittore cerca di ritrarre - perché, a quanto pare, le leggi secondo le quali esso è costruito sono irriducibili a quelle con cui la mente umana lo percepisce e se lo rappresenta. La letteratura più avveduta, sempre chiamata a narrare il rapporto fra Dio e il mondo, cerca di raccogliere questa difficile sfida: si pensi alla notevolissima, innovatrice narrativa di Daniele Del Giudice, che fonde poesia ed esattezza, per fare un esempio. Uno scrittore che si è nutrito di questa problematica, vivendola nella propria esperienza di scienziato e imprimendole una forte carica morale è Renzo Tomatis, oncologo di fama internazionale e autore di romanzi nei quali il rigore scientifico e l integrità etica si fondono in una vigorosa freschezza narrativa, in una forte e asciutta capacità di raccontare gli uomini e la realtà, soprattutto le ambivalenze della ricerca scientifica. A molti suoi libri - quali Il laboratorio, La ricerca illimitata, Storia naturale del ricercatore, Visto dall interno, La rielezione - si aggiunge ora Il fuoriuscito (ed. Sironi). Gli chiedo, incontrandolo a Trieste, se questo romanzo sia nato da una simbiosi delle "due culture", fuse nel suo vissuto, oppure se nella sua genesi sia prevalsa una delle due o la protesta etica contro il cattivo uso della scienza.

Tomatis - Non avrei scritto Il fuoriuscito se lo scrivere non fosse stato un abito acquisito quando ero molto giovane, molto prima di aver mai pensato di poter fare il medico o di dedicarmi alla ricerca scientifica. Da un certo verso potrei usare la definizione che C. P. Snow dava di sé, e cioè di professionie scienziato e di vocazione scrittore. Credo di aver amato appassionatamente sia la letteratura sia la ricerca scientifica e mi sono servito, se così si può dire, della letteratura per esprimere quanto non si riesce a dire nel linguaggio scientifico e per trasmettere una convinzione con la forza di un racconto.

Penso che vi sia una diversità notevole tra scrittori che, prima e oltre a descrivere gli eventi con i quali si confrontano, li analizzano con metodo scientifico e mirabile precisione, come Musil, e scrittori come Cechov, per i quali l esperienza scientifica costituisce un arricchimento delle conoscenze, ma non condiziona la loro visione e interpretazione degli eventi. In uno dei suoi ultimi e più bei racconti, Un caso di pratica medica, Cechov riesce a far capire - con un intensità e una partecipazione che un approccio scientifico non saprebbe comunicare - sia lo sfruttamento operaio e l ingiustizia sociale che gli è connessa sia il turbamento psichico di chi percepisce la necessità di un cambiamento senza peraltro riuscire a intravedere la via per arrivarvi.

Magris - La letteratura italiana, nonostante alcuni grandi esempi - basti pensare a Galileo - è nel complesso digiuna di esperienza scientifica, mentre altre (come quella austriaca all epica di Musil, che hai citato) si sono nutrite di conoscenza scientifica, che è divenuta la prospettiva, lo sguardo poetico sul mondo. Il fuoriuscito, come altri tuoi romanzi, riesce benissimo a trasformare l esperienza scientifica, l ethos della ricerca o la sua violazione, in struttura narrativa, in racconto della vita, delle sue passioni, dei suoi compromessi, dei suoi tradimenti. E un esempio raro nella letteratura contemporanea, che pure ha avuto e ha Gadda, Del Giudice, Sinisgalli, ora i racconti e i romanzi di Giuseppe O. Longo, altro esempio notevole. Del resto è significativo che ci sia stato in Italia chi ha inteso il titolo del tuo libro quasi indicasse uno che si vede costretto a lasciare il proprio Paese, come i fuoriusciti antifascisti.

Tomatis - Il titolo si presta a interpretazioni diverse, ma significa principalmente l uscir fuori da un establishment scientifico dominato da interessi economici e una volontà di potere di impronta baconiana, secondo la quale il fine ultimo di scienza e tecnica è quello di accrescere il potere dell uomo sulla natura, finendo poi per accrescere anche il potere dell uomo sull uomo. Il protagonista de Il fuoriuscito percorre il suo itinerario di apprendistato optando per la ricerca scientifica intesa come strumento per migliorare la capacità di esercitare la funzione preventiva e assistenziale della medicina, nella convinzione che una maggiore conoscenza non potrà significare che una migliore prevenzione e una migliore assistenza. Lo stimolo intellettuale, il fascino del nuovo e l innocenza febbrile della ricerca inevitabilmente lo attraggono e lo seducono, ma l establishment scientifico si rivela dimentico dell assioma morale che è alla base della medicina, per cui egli gradualmente se ne distacca. Giunge così sino al rifiuto di una scienza inquinata da un utilitarismo aggressivo al servizio di spietati interessi economici; dove il malato, invece di esspre protetto e rassicurato come individuo sofferente, viene "affrontato" come depositario di informazioni molecolari che in nome di un riduzionismo spietato possono essere modificate e manipolate.

Magris - Una volta mi hai ricordato una frase di Snow, secondo il quale lo scienziato, a differenza del letterato, "ha il futuro nel sangue". Un giudizio a doppio taglio. Da un lato sottolinea le capacità di mutare il mondo e anche la grande funzione morale di migliorarlo, di lenire le sofferenze, combattere la morte, la fame, creare più umane condizioni di vita. D altro lato tuttavia indica l astratta violenza latente in chi pensa al futuro, alla vita che non c è e agli uomini che non ci sono, senza curarsi del presente, dell unica vita che concretamente ogni uomo ha, e degli uomini che vivono in quel momento e che una visione troppo rivolta al futuro può cinicamente sacrificare, come Stalin che voleva creare il mondo comunista del futuro a spese dei milioni che vivevano alla sua epoca. Scienza è sinonimo di progresso e quest ultimo, specialmente, con l attuale sviluppo tecnologico, desta entusiasmi e paure, promette di migliorare e minaccia di distruggere il mondo in cui si vive, destando giustificate ma più spesso irrazionali e aberranti geremiadi contro la scienza, cui peraltro troppi scienziati rispondono con supponenza, anziché chiarire i veri problemi posti in quei modi regressivi e sbagliati. Sono stati grandi scienziati - Einstein, Oppenheimer, Rasetti, per citare solo alcuni - a mettere in discussione la deriva pericolosa di grandi scoperte scientifiche. Come vivi la contraddizione fra la necessaria libertà della ricerca e i limiti che, per ragioni etiche, sembra talora necessario porle?

Tomatis - La caratteristica di base della medicina e della ricerca biomedica è quella di essere insieme, e indissolubilmente, scienza e assistenza. In quanto scienza, come ogni scienza ha come fine quello di espandere le conoscenze, mentre la medicina come assistenza ha quale fine primario il benessere dell individuo, cioò che implica la scelta etica di attribuire un valore assoluto alla persona umana. Tale scelta è un assioma fondamentale della medicina, senza il quale non saremmo in grado di definire i concetti di salute e malattia, che potrebbero sfuggire a una definizione basata puramente su criteri obiettivi. L interazione fra un batterio o un virus e il nostro sistema immunitario o fra il Dna delle nostre celluce e un composto chimico sono, come la malattia che ne può derivare, eventi biologici che di per sé non sono né bene né male. E una nostra scelta quella di considerare la malattia e gli eventi che la precedono un male e di volerli combattere. Il fatto di avere una scelta etica come suo fondamento fa quindi della medicina una scienza atipica e tale essa dovrebbe rimanere, resistendo alla tentazione di seguire una strada che rischia di portare al suo totale asservimento ai valori di mercato. Il perché si fa ricerca dovrebbe contare almeno altrettanto del come la si fa. Non è al progresso delle conoscenze che si deve mettere un freno o un limite, ma al modo di giungere alla conoscenza, il che non impedirà certo che uno scienziato o un ricercatore, partendo da un progetto inizialmente ben definito, abbia e segua intuizioni che lo spingono verso altre direzioni, poi arrivi a conclusioni ben diverse da quelle prevedibili, come ci racconta la storia di molte importanti scoperte. La ricerca scientifica potrebbe avere un orientamento più responsabile se gli scienziati tenessero presente che la capacità di predire le conseguenze del nostro agire, come ammoniva Jonas, è di molto inferiore al sapere tecnico che conferisce potere al nostro agire.

Magris - In un suo articolo, Fabio Pagan ha fatto un gustoso elenco di previsioni sballate di grandi scienziati e tecnici, da Einstein che nel 1932 negava si potesse ottenere energia dall atomo a lord Kelvin, grande fisico che all inizio del Novecento negava la possibilità di "macchine volanti più pesanti dell aria", a Olsen, presidente della Digital Equipment, che nel 1977 sosteneva che in tutto il mondo c era un mercato al massimo per cinque computer... In questo senso Il fuoriuscito narra la storia di una resistenza allo scientismo rapace e spietato e a una ricerca opportunista e approda a una scomoda, forse anacronistica fedeltà a un principio morale. Forse al momento perdente, è comunque un resistente, non uno sconfitto.
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Testo riprodotto unicamente a scopo informativo.

L'universo accidentale
di Alan Lightman
Galápagos
"L'idea fondamentale. Intervista a Fabio Toscano" di Carlo Silini, Corriere Ticino
"Il cervello geniale che valeva per due" di Giulia Villoresi, Il Venerdì di Repubblica
"Come funzionava la testa di Leonardo" di Giovanni Caprara, Sette, Corriere della sera

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