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Se l'Universo brulica di alieni: CET no telefono casa |
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Emanuela Grasso, Lettera.com, 10.06.2005 |
Lettera.com |
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Il grado tecnologico raggiunto dalle civiltà extraterrestri si può suddividere in tre livelli. Una civiltà del tipo K1 sarebbe paragonabile alla nostra: capace di impiegare le risorse energetiche di un pianeta. Una civiltà K2 sarebbe più avanzata di noi sapendo sfruttare le risorse energetiche di una stella. Una civiltà K3 riuscirebbe a sfruttare le risorse energetiche di un’intera galassia.
Un giorno, a mensa, nei laboratori di Los Alamos, mentre stavano lavorando alla costruzione della bomba atomica, un gruppo di fisici si interrogò sull’esistenza di civiltà extraterrestri. Fu allora che Fermi chiese: Se l'universo brulica di alieni, dove sono tutti quanti?.
L’interrogativo del fisico italiano da allora è diventato per tutti ‘il paradosso di Fermi’ e, per molti, un paradosso in attesa di essere risolto. Visto che l’universo è così grande per quale motivo noi dovremmo essere l’unica forma di vita che si è sviluppata? Siamo veramente soli nell’universo? Ciascuno di noi si è posto queste domande almeno una volta nella vita e non perché è un credulone o un visionario, ma con lo stesso spirito con cui, forse, Cristoforo Colombo pensava a come erano, se c’erano, gli uomini che popolavano i territori delle Indie che lui era sicuro esistessero ma che nessuno aveva mai scoperto prima. L’universo potrebbe essere insomma per i terrestri semplicemente una terra inesplorata.
Il libro di Stephen Webb affronta il problema della vita extraterrestre con un approccio in cui i contatti con la scienza sono più solidi delle derive, pur presenti, fantascientifiche. Il dibattito sull’esistenza delle CET (acronimo suggestivo che sta per civiltà extraterrestri) che Webb propone è un puro esercizio intellettuale in cui la fisica, la filosofia, le suggestioni si intersecano nel tentativo di trovare una spiegazione razionale al perché dai quattrocento milioni di stelle e altrettante galassie non ci sia mai giunto un segnale, “il” segnale che risolverebbe il paradosso. Una lettura piacevole, a tratti rallentata da un pizzico di pedanteria del fisico che sembra più interessato a sviluppare un ragionamento che non a raccontare una possibile soluzione. Prezioso l’arricchimento con le vicende di personaggi che sono stati cruciali nella storia della scienza, da Eratostene a John Von Nuemann, uno dei fisici più brillanti della seconda metà del secolo scorso. Una dopo l’altra, il libro affronta e smonta quarantanove soluzioni al paradosso di Fermi dividendole in 3 gruppi, a seconda che si parta dall’assunto che gli alieni siano qui, che esistano ma non abbiano ancora comunicato, che non esistano. Webb fornisce in verità anche una cinquantesima soluzione, indicata con Soluzione 50: il paradosso di Fermi... risolto? Verificate se è vero.
E10-06-2005) |
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