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Pausa Caffé |
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Michele Governatori, Fernandel, 01.07.2005 |
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Se sospettate: che le forme di organizzazione aziendale delle grandi aziende si basino soprattutto sulla codificazione di strutture retoriche interne tranquillizzanti; che i tentativi di tracciare un immaginario comune che pervada e coinvolga anche quello dei lavoratori in fondo alla gerarchia serva a fargli dimenticare il proprio stato di sfruttamento; che tali forme di comunicazione generino una lingua appiattita, edulcorata, impoverita, di un'ipocrisia dai toni quasi invasati; che questo impoverimento della lingua sia così pervasivo da trascinarsi dietro un impoverimento anche delle idee; che le ciarle di un conduttore qualsiasi di radio privata possano trasformarsi in una sanguisuga per la residua intelligenza di chi ascolta; che gli espedienti della pubblicità commerciale puntini quasi sempre a proporre una semplificazione ottusa delle relazioni, allora dovete leggere Pausa caffé.
E il sospetto ne sarà ulteriormente alimentato. E' un libro che mette insieme pezzi quasi sempre privi di una struttura narrativa imposta, che sembrano spesso "sbobinature" di flussi di coscienza o di dialoghi o di dichiarazioni, quando non sono addirittura materiale commerciale riportato di sana pianta (con tanto di lunghissima sorta di indice delle fonti di mozziana e ammiccante pedanteria alla fine del libro). E' un salto, anzitutto linguistico ed espressivo, e quindi secondo me anche sostanziale, dentro alla povertà di un'aggiornata e finalmente realistica classe proletaria. Falco mutua senza didascalie la lingua di chi perisce di pubblicit, di chi non riesce a vedere oltre la propria miserrima carriera di funzionario commerciale, di chi circondato dallo squallore dei centri direzionali di periferia non riesce a ribellarsi.
Qualche volta poi Falco si lascia andare a qualche (bella) "deriva" narrativa, e i pezzi allora diventano anche storie discrete e struggenti, altre volte invece si mette a fare il dadaista o a giocare con assonanze, ripetizioni e alletterazioni senza alcuna utilità. Resta il fatto che Pausa caff per me un gran libro, e anche un luminoso, pieno compimento del manifesto della collana "Indicativo presente" (che invece in passato ha forse incluso testi non del tutto pertinenti). A stemperare l'invidia di un ipotetico collega narratore che sogni di scrivere il Grande Romanzo Aziendale, resta per fortuna un'evidenza incontrovertibile: il gran libro di Falco non un romanzo. |
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