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Pausa caffé di Giorgio Falco |
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| Stefano Cardini, Donna Moderna, 01.09.2004 |
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| Decisamente originale l’esordio letterario di Giorgio Falco,
giovane milanese che lavora nelle telecomunicazioni.
Nelle 352 pagine del libro non esiste una vera narrazione, piuttosto un coro di voci rubate alla vita reale. Microstorie, dialoghi, soliloqui, messaggi di segreterie telefoniche, flussi di coscienza. L’epoca è quella di San Precario, la nostra. Un’epoca fatta di lavoratori temporanei, interinali, a termine, a contratto, tutti precari insomma. Sabbie mobili e una spada di Damocle che pende costantemente su una generazione e le fa perdere forza e entusiasmo. Ognuna delle voci che compongono la polifonia del romanzo si sente schiacciata e stritolata dall’ingranaggio produttivo, consapevole di non esserne niente di più che una piccola e sostituibile rotella. Non possiamo dire che si tratti di un inchiesta sociologica o di un saggio politico, ma questi elementi sono dappertutto; sono soprattutto nello sguardo lucido e crudele dell’autore che non ha paura di guardare in faccia la realtà della città in cui vive.
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