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Pausa caffè di Giorgio Falco. Un viaggio nel lavoro più alienante |
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Gabriella Persiano, L'opinione della domenica, 10.10.2004 |
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Prendiamo spunto dal libro di un giovane autore per delle riflessioni che confluiscono ancora una volta nello spaccato di una Milano da “mandar giù come una medicina amara”. La Milano delle opportunità. Ma quali opportunità? La Milano del lavoro. Ma che lavoro? Prendiamo un libro come “Pausa caffè” per trovare l’elenco di tutte le cose in cui ci imbattiamo e contro cui sbattiamo la testa ogni giorno. Delle voci in coro che Giorgio Falco ha raccolto in giro e che potrebbero essere quelle di moltissimi di noi, descrivono e fotografano una realtà sociale, in generale, e lavorativa in particolare che ci rende di giorno in giorno sempre più schiavi della produttività. Sempre più succubi delle logiche aziendali, della massificazione del personale, della flessibilità come futuro, o non-futuro. Con i suoi racconti-monologhi sotto forma di flusso di pensiero, Falco raccoglie le figure professionali del nuovo millennio. Prima fra tutte, l’operatore di call center che, per frustrazione e scarsa considerazione, si è sostituita a quella dell’operaio in fabbrica del secolo scorso. I call center reclutano in continuazione personale. Sono il sostentamento dell’interinale, del precariato, dell’impiegato di passaggio. Costituiscono il più irritante paradosso dei nostri tempi, e anche di una metropoli come Milano che è ancora fra le prime tappe di chi cerca lavoro. I call center sono, infatti, attualmente, una delle poche realtà che garantiscono a un giovane disoccupato una fonte di guadagno di facile reperibilità. Ma danno un lavoro tanto immediato, quanto precario e frustrante. Non importa il percorso di studi, non contano la personalità né la creatività né tanto meno le idee. Nel piatto mondo degli operatori telefonici, come dice lo scrittore di questo libro, sei una login, una password, una postazione, una porzione di un unico cervello finalizzato agli interessi aziendali, spacciati come interessi del cliente… “il cliente prima di tutto”. Che deve essere soddisfatto in qualunque momento, a Natale, a Capodanno, a Pasqua, ventiquattrore su ventiquattro. Computer, telefono e cuffietta, strettamente personale, sono diventati gli strumenti di lavoro più comuni fra i giovani d’oggi. In un alienante viaggio verso la disintegrazione dell’individuo in quanto tale.
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