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Cacciatori di Dinosauri: collezionisti di ossa
Emanuela Grasso, Lettera.com, 15.12.2004
www.lettera.com
1811. Nell’Inghilterra vittoriana, sulle spiagge del Sussex, cominciano per caso i ritrovamenti di fossili di cui si ignora la provenienza. Dalle prime scoperte di una ragazzina povera sulla spiaggia della Baia di Lyme nel sud della Gran Bretagna alla pubblicazione de L'origine delle specie di Charles Darwin, le storie degli uomini che hanno cambiato le scienze naturali nel diciannovesimo secolo.
La scoperta della storia della Terra e degli esseri viventi è cominciata per caso quando nel 1811 Mary Anning, una ragazzina povera che viveva nei pressi di Lyme Bay, nell’Inghilterra del sud, si è imbattuta, insieme al fratello, in un mucchio di ossa che si sarebbero poi rivelate quelle del cranio del primo Ictiosauro riportato alla luce.

Il libro di Deborah Cadbury comincia con la passeggiata degli Anning sulla spiaggia del Sussex e, percorrendo la storia delle scoperte di geologia e di paleontologia di tutto il diciannovesimo secolo in Europa, si conclude nel momento in cui Charles Darwin consegna al mondo il suo “L’origine delle specie”.

Nella sua saga scientifica a metà tra saggio e romanzo si intrecciano storie di uomini e di donne che, inseguendo la loro curiosità, sono stati in grado di riportare alla luce un mondo estinto, quello dei grandi rettili, del quale nessuno aveva mai neanche sospettato l’esistenza. Di fronte a questa scoperta gli scienziati e tutta la società sono stati costretti ad interrogarsi sull’origine del mondo.

Quando il reverendo William Buckland cominciò a comprare per pochi penny le ossa che Mary Anning aveva trovato nella baia, forse non sospettava che sarebbe diventato il primo ordinario della storia di una cattedra di Geologia all’Università di Oxford. Non pensava neppure che la sua storia accademica sarebbe stata parallela a quella dei primi paleontologi, Gideon Mantell e Richard Owen, o a eminenti scienziati come George Cuvier e Jean-Baptiste Lamarck.

Mantell era un medico piccolo borghese che esercitava scrupolosamente la sua professione lavorando anche 15 ore al giorno. Il resto del suo tempo era occupato dallo studio delle ossa e della struttura della terra. Aveva persino coinvolto la moglie in questa passione alla quale sono dovute tutte le illustrazioni dell’epoca. Ma non era il solo che aveva una passione sfrenata per le "curiosità", come venivano definiti allora i reperti non ben identificati. Nell’Inghilterra scoppiò una vera e propria moda vittoriana per la geologia e la paleontologia. Anche James Parkinson, che è poi diventato famoso per aver individuato per la prima volta il morbo che porta il suo nome, se ne occupò ma con minor fortuna. Richard Owen, anche lui medico, è il prototipo dello scienziato rampante e con pochi scrupoli, votato al successo. Mantell e Owen sono i due rappresentanti della “scuola inglese” che si confrontano con i più importanti e famosi studiosi francesi tra cui Georges Cuvier e Jean-Baptiste Lamarck.

Cacciatori di dinosauri, infatti, non è solo una ricostruzione ricca di aneddoti delle prime scoperte dei grandi rettili. È anche la storia della rivalità scientifica tra Francia e Inghilterra, della situazione culturale dell’Europa dopo la rivoluzione francese. Le idee liberali che avevano preso piede cominciavano a scalzare, anche nelle scienze naturali, la visione creazionista del mondo: era in atto una rivoluzione culturale. Il libro è ricco di spunti e di curiosità per chi è interessato non solo alla scoperta dei dinosauri ma a capire il fermento di una comunità scientifica intorno ad una scoperta della quale si avverte la grandezza. La lettura è piacevole, sebbene non si possa parlare di capolavoro. Ma sicuramente di una buona storia di scienza della quale, se la Sironi non si fosse presa la briga di pubblicarlo, molti lettori, anche i più interessati, sarebbero rimasti all’oscuro.
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