Vuoi registrarti oppure effettuare il tuo login? Clicca qui
Home
Il catalogo completo
Libri in arrivo
Le recensioni
indicativo presente
Questo e altri mondi
Galápagos
Fuori collana
Spore
I ferri del mestiere
La scienza in tasca
Semi di zucca
Elvis Riboldi
Cerca nel sito
Mailing list
Scrivici
Area utenti
English 
Acquistare online
F.A.Q. tecniche
Condizioni generali
Foreign rights
I piedi del cinema rincorrono un pallone
Gianni Paris, Nuovo Abruzzo Oggi, 21.11.2004
Le donne, mi hanno abbandonato. Uauh! Sono contento, wow! Per la prima volta, non sentire un profumo di donna, mi dà un certo sollievo. Scrivo meglio e lo stomaco non mi ricorda di avere pro-blemi al colon. Poi anche le occhiaie sono sparite, come se una crema permanente mi venisse a trovare di notte, tutte le notti. Anche i dolori muscolari hanno mollato le mie gambe, che però hanno capito che seguire i consigli del medico non è del tutto sbagliato… Ma, soprattutto, c’è qualcosa di insolito nella mia vita. La mia attenzione è aumentata. La colpa-fortuna è data da un lungometraggio, che tiene desta la mia giornata lavorativa. Precisiamo, non è proprio un film. Un film già pronto, ma un soggetto cinematografico, da cui sta per nascere una sceneggiatura. La mia prima sceneggiatura.
Io, in questo periodo, masticando cinema e letteratura come mai prima d’ora, mi sono imbattuto in una storia che nasce dal cinema e trova riparo nella letteratura. Ho trascorso infatti le ultime due settimane insieme ad Alberto Garlini. Sono entrato nel suo secondo romanzo. Insieme al parmense Garlini ho giocato una partita. Siamo saliti insieme su una specie di navicella, quelle da viaggio nello spazio, e siamo tornati ad avere io due anni e lui sei (almeno col pensiero).
Alberto mi ha portato in terra emiliana. L’anno, diciamolo (che donne non siamo!), era il 1975. Il rettangolo di gioco si trovava nei paraggi di Parma (alla Cittadella). Ma, meraviglia delle meraviglie, devo dire grazie a Garlini soprattutto perché mi ha fatto conoscere Pier Paolo Pasolini e Bernardo Bertolucci. Cioè, una buona fetta del cinema di quegli anni. Alberto mi ha detto di seguirlo negli spogliatoi. Lui avrebbe giocato con Bertolucci e io nella squadra di Pasolini. Durante il tragitto, dal campo agli spogliatoi, ho chiesto ad Alberto il motivo della partita. E lui mi ha spiegato che le troupe dei film "Salò o Le 120 giornate di Sodoma", che Pasolini stava girando in quei giorni vicino Mantova, e quella di "Novecento", avevano organizzato questa partita di calcio per onorare Bertolucci, che il 16 marzo aveva compiuto il compleanno.
Alberto mi ha fatto firmare anche una busta-paga, o roba simile, perché mi ha spiegato che non po-tevamo giocare senza risultare alle dipendenze del “Berna” o del “Pier”. Quando ci siamo tolti i panni di dosso, lui ha “riempito” la maglia numero dieci e io la maglia numero uno. Portiere! Meglio così, ho pensato, che le gambe mi facevano male al solo pensiero di correre lungo la fascia destra.
Iniziato l’incontro, ho notato subito Pasolini un tantinello nervoso (urlava e sbraitava), mentre Bertolucci sapeva ben posizionarsi in campo (a lui, bastava fare il gesto con un braccio). Con il risultato ancora in bilico, è entrato nelle nostre fila un sedicenne dalle lunghe cosce. Non sapevo il suo nome, ma avevo capito il perché del titolo di Garlini. Il suo calcio danzato (fùtbol bailado) ha trovato ispirazione nelle gesta lente ed affascinanti della giovane promessa. Ho preso informazioni sul suo conto. Mi hanno detto che veniva dalle giovanili del Parma e che si prospettava per lui un futuro brillante. A un certo punto del match, ho chiamato l’arbitro. Gli ho detto che volevo uscire. I compagni di squadra mi hanno guardato tutti in cagnesco. Poi mi sono messo a correre in direzione di Garlini. Lo ho salutato. Lui mi ha chiesto il perché di questa fuga, e io gli ho detto che lo facevo per il suo bene. Ho detto ad Alberto che tornavo sulla navicella, altrimenti rischiavo di raccontare tutto il romanzo. Voi che ne dite, ho fatto bene?…
Tutti i diritti degli articoli della rassegna stampa di sironieditore.it di proprietà dei rispettivi autori/testate/siti.
Testo riprodotto unicamente a scopo informativo.

L'universo accidentale
di Alan Lightman
Galápagos
"L'idea fondamentale. Intervista a Fabio Toscano" di Carlo Silini, Corriere Ticino
"Il cervello geniale che valeva per due" di Giulia Villoresi, Il Venerdì di Repubblica
"Come funzionava la testa di Leonardo" di Giovanni Caprara, Sette, Corriere della sera

Sironi Editore è un marchio di Alpha Test s.r.l.
viale Cassala 22 - 20143 Milano
tel. 02-58.45.981 - fax 02-58.45.98.96
C.F./P.IVA: 08317940966
R.E.A. MI 2017255
Cap. Soc. € 146.093,57 int. vers.