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Una partita per sempre |
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Rita Guidi, La Gazzetta di Parma, 18.11.2004 |
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Quello che rotola sulla linea d'orizzonte della vita. Raggio verde che rimbalza a illuminare l'attimo: speranza, infanzia, presente assoluto. Quello che rotondamente sazia da ogni infelicità, e dribbla sfrontato la morte del cuore, del corpo e del mondo. Un pallone? Un pallone da calcio? Sí. Ma quello che sa essere molto di più, come in questo toccante e denso romanzo di Alberto Garlini, " Futbol bailado " ( Sironi Editore, 478 pagg. 16,50 euro). Palla al centro, allora, a cominciare da un giorno, il 16 marzo 1975, che diventa l'ombelico di luoghi e vicende tra le quali abbandonarsi affascinati. Perchè quel giorno è il giorno di una strana partita, di un mitico incontro. Calciatori? No, grazie. Attori, registi, macchinisti, tecnici, si sfidano in quello stadio improvvisato che è la nostra Cittadella, per risolvere coi goal qualche parola di troppo volata tra Pier Paolo Pasolini e un Bernardo Bertolucci che vuole festeggiare anche cosí il suo compleanno. Occasione straordinaria e autentica (Pasolini girava vicino a Mantova " Salò o le 120 giornate di Sodoma " - e aveva definito " Ultimo tango a Parigi " intrattenimento di massa - mentre Bertolucci era elle prese con il suo " Novecento " ) , è da lí che Garlini muove la sua telecamera di parole per accompagnarci con un ritmo acceso e discontinuo, con quel puzzle di emozioni che già ci ha affascinato nel suo narrare passato ( " Una timida santità " , sempre per Sironi), tra luoghi e vicende che ci porteranno a ritrovare anni e tormenti lontani da qua. E dopo Parma, che sembra essere necessariamente presente nelle pagine di questo giovane autore (del resto) parmigiano ma friulano d'adozione (nonchè curatore ad esempio, tra le tante iniziative culturali, di Pordenonelegge), l'occhio si fissa insistente, ad esempio, su Pasolini. Vita tormentata e tormentosa, sondata fino alle pieghe dei ricordi d'infanzia, o del fratello partigiano morto sotto i colpi partigiani, e segnata già della propria fine, immaginata qui come (più che mai) voluta, cercata, desiderata. Anche per questo " Futbol bailado " è uscito il 4 novembre, per ricordare l'anniversario cupo di una morte che non ha spezzato solo un'esistenza, ma anche una poetica e un tempo: Pasolini soccombe al tradimento, alla realtà appiattita e omologata, al dominio dell'uomo sull'uomo. Pasolini soccombe alla morte violenta ma solo dopo un ultimo, salvifico istante di purezza. Calciando una palla con la stessa forza di ragazzo ( lui e il fratello Guido) o con la stessa voglia di bellezza e libertà ( lui e quella strana partita in Cittadella) che vide incarnata nel profilo magro di Francesco. Francesco Ferrari, filo rosso danzante, magico e assoluto protagonista di questo intreccio nostrano, che attraversa l'Italia di Pasolini ma anche quella di altri tradimenti: terrorismo, calcio scommesse Francesco è quello del futbol bailado. Quello che trova nella palla la danza della vita, il presente assoluto, il riscatto. Figlio di nessuno e della povertà, è lui che chiamano, sul tam- tam della sua fama di sedicenne, per (barare e) vincere quella famosa partita. E' lui che lascerà Parma per diventare goleador di una sola stagione in serie A. Lui che fuggirà verso la morte e l'amore, insieme agli occhi sognanti di un ragazzino, dalla ricchezza tradita di quel mondo, per vivere con lui quell'ultimo capriccio e accompagnarlo a Madrid, finalissima dei mondiali di Spagna dell' 82. Ma come sempre è la palla la sua autentica fuga. Quella che lo chiama e lo segue come fosse incantesimo. Quella che libera dagli orrori e i ricatti del mondo, e ti fa essere uomo e ragazzino. Quella che venite, giochiamo, esistiamo adesso, qui. Quella che è ( e sarà) futbol bailado. |
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