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Pasolini, calcio e passioni |
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Maria Vittoria Vittori, Il Mattino, 03.11.2004 |
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"Futbol bailado" di Garlini imminente in libreria |
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Se c’è qualcuno che ha amato il calcio con la stessa incantata foga di un bambino, questo è Pasolini. A Ciampino, giovane professore alle medie, finita la lezione correva in campo con gli alunni; più tardi, deposta la cinepresa, improvvisava accese partite con la troupe. Perché non pensare che questa luminosa passione lo abbia accompagnato anche nelle ultime sequenze della sua vita? È l’immagine forte di Fútbol bailado (Sironi, pagg. 478, euro 16,50) romanzo ad alta gradazione emotiva e civile con cui Alberto Garlini - trentacinquenne di Parma che vive in terra friulana, vicino alla Casarsa di Pasolini - ha rappresentato la Passione del poeta, intrecciandola a quella di un calciatore e di altre creature "sacrificali". Tutto ha inizio in un giorno primaverile del 1975, a Parma: il sedicenne Francesco Ferrari è chiamato a partecipare a una partitella che si dovrà disputare tra la troupe di Bertolucci, che in quelle campagne sta girando "Novecento", e quella di Pasolini, che sta ultimando le riprese del suo film più cupo e disperato "Salò o le 120 giornate di Sodoma". Pasolini è mortalmente stanco; i suoi ragazzi di borgata, l’Italia involgarita e incattivita del suo tempo, la sua vita, hanno perso ogni luce. Ma quando vede quel ragazzetto che tocca la palla danzando, qualcosa gli si muove dentro. Se lo carica in macchina, lo filma mentre palleggia in un azzurro che sembra non finire mai, gli strappa un appuntamento: il 2 novembre, ad Ostia, con un pallone. Il ragazzo non capisce, ma accetta. Quella notte ci sarà, per regalare al montaggio del film l’ultima scena luminosa. Prima delle botte, del pestaggio feroce, della macchina che passa sopra il corpo del poeta e gli fa esplodere il cuore. Che cosa lega Francesco il calciatore a Francesco il Santo, Pasolini a quel bambino di nome Alberto che nella scena iniziale del romanzo gli si avvicina e gli stringe la mano? Che cosa unisce Pino Pelosi, detto Pino la Rana al terrorista nero Vincenzo Guerra, che compare nei punti chiave della vicenda o Guido Pasolini, della brigata Osoppo, trucidato a Porzûs dai gappisti a Pietro Ferrari che proprio nei gappisti militava? Prima di tutto, la ricerca di un’innocenza che non si sa ancora di avere o che si sa irrimediabilmente perduta: per omissione, per tradimento. E poi la comune condizione di figli che non riescono a diventare padri. Figli ribelli, pronti a seguire il tracciato di un pallone ma anche di un’idea che li porta lontano, figli che muoiono giovani, come San Francesco, Francesco e Guido Pasolini o che vogliono morire quando si accorgono, come Pier Paolo, di assomigliare sempre più ai padri tanto disprezzati. |
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