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"L'inglesina in soffitta", romanzo tessuto sul lago di Como Il LARIO avventuroso sognato da MASALI
Fulvio Panzeri, La Provincia, 22.08.2004
il palcoscenico del lario Una veduta del lago di Como con l'isola Comacina. Sotto, la copertina de "L'inglesina in soffitta" e un'immagine dell'autore, Luca Masali
C'è un nuovo autore che ha deciso di raccontare il "suo" lago di Como, mettendosi a fianco dei narratori che hanno ridato "storie" alle sponde del nostro lago. Si pensi ai casi di Andrea Vitali, di Alfredo Chiappori, di Davide Van De Sfroos. Eppure Luca Masali sceglie una prospettiva tutta diversa, dimostrando quanto l'anima del lago sia variegata e possa nascondere tante ottiche e tante anime diverse. Il merito di Masali è quello di innestare le "sue" storie di lago in un un'ottica tutta postmoderna che unisce il carattere popolaresco delle figure tipiche che abitano il lago a quello più internazionale delle tradizioni di lusso che hanno segnato la storia del Lario, creando così un romanzo d'avventura godibilissimo che si legge tutto d'un fiato, senza riuscire a staccare l'attenzione dalle pagine. Del resto Masali non è nuovo alla narrativa. I suoi libri sono tradotti in molti paesi europei, tanto che Valerio Evangelisti ha scritto: "La felicità narrativa di Luca Masali nel mondo letterario italiano ha pochi rivali: la sua prosa ha la leggerezza della commedia e la corposità del dramma". In questo nuovo libro L'inglesina in soffitta, proposto dalla piccola casa editrice Sironi, avvezza a scoprire nuovi autori di talento, Masali resta fedele alla leggerezza della commedia, ma sostituisce alla corposità del dramma, l'intelligenza del congegno avventuroso, disseminando una serie di indizi che man mano prendono corpo e si evidenziano, facendo virare poi il romanzo, nella seconda parte, verso una appassionante ricerca, senza esclusioni di colpi di scena che rivelano anche le identità nascoste di molti personaggi, tutti assai interessanti che popolano questo romanzo. Prima di entrare nel merito della vicenda che racconta Masali va detto che questo è il romanzo dell'estate 2004: è una storia che si tinge di giallo, di mistero, che va scovare segreti, ha una leggibilità invidiabile, si svolge in uno scenario tipicamente estivo, quello delle vacanze sul lago, mettendo a confronto la vita grama, ai tempi del fascismo, dei popolani e quella agiata dei turisti stranieri nei grandi alberghi di lusso. Con una lieve punta d'ironia che Masali dissemina qua e là, quando fa riferimento al precedente illustre di Manzoni, senza nominarlo, limitandosi a definirlo come "quello là". Infatti lui si occupa dell'altro ramo, quello strettamente comasco, non contemplato da Manzoni. Del resto così Masali comincia un capitolo: "Il lago è un posto alquanto umido. Umidissimo, quando si tratta di una darsena di pietra all'ombra di un bosco secolare, per di più nel ramo del lago di Como che volge a mezzanotte. Mica per niente quello là di Milano, per il suo romanzo, si era preso il ramo di mezzogiorno, dove il sole ci batte tutto il pomeriggio. Troppo comodo". Masali sceglie lo scenario di Cadenabbia e così spiega, anche geograficamente, i luoghi in cui si svolge la sua azione narrativa: "I laghèe chiamano zoca d'l'oli la Tremezzina, cioè quel tratto del lago di Como delimitato dai promontori di Bellagio, Punta Balbaniello e il paese di Menaggio. Proprio al centro della zoca d'l'oli c'è Cadenabbia. E per inciso zoca d'l'oli significa "ciotola d'olio". Qualunque laghèe potrebbe spiegare il perché di quel soprannome". Il romanzo è anche un omaggio alle storie dei laghèe. Scrive Masali nella nota finale: "Dalle parti di Cadenabbia, paesucolo più o meno a metà del lago di Como, c'è un detto che recita: "Non fare come quello là che ha fatto la barca in soffitta, e poi ha dovuto tirar giù il tetto per farla uscire". Che è esattamente quanto ha fatto il Marchion, un mio trisnonno o giù di lì, che doveva essere un tipo piuttosto originale. Ma comunque geniale, a modo suo: tant'è vero che, trasformandosi in proverbio, è riuscito a ritagliarsi una fettina di immortalità, per quanto strettamente locale". Da piccolo Masali ha sentito tante di queste storie, nelle quali il lago "tendeva a dilatarsi come un oceano infuriato, oppure diventava un gelido abisso brulicante di mostri, o ancora teatro di epiche battaglie navali tra contrabbandieri e finanzieri". Non ha voluto lasciare che tutto questo si perdesse nella tradizione orale. Dice: "Ecco dunque che mi sono deciso a fissare sulla carta alcune delle storie più interessanti che ruotavano intorno al Marchion. Visto che era impossibile districare fantasia e realtà dalle leggende familiari, può darsi che qualche lettore laghèe crederà di riconoscere fatti o personaggi realmente vissuti: ma sarà solo un'impressione, il romanzo è di pura fantasia". La barca è "l'inglesina" del titolo, anche se l'inglesina è anche una delle protagoniste, una ragazzina di agiata famiglia che trascorre le vacanze sul lago insieme alla sua bambinaia, un tipo severo e arcigno che rivelerà molti segreti, anche sulla sua personalità. Dell'inglesina vanno pazzi due ragazzini del posto, antagonisti tra loro, il Poldo, fiero della sua divisa di Balilla e Raffaele, con una brutta storia familiare alle spalle, con un padre scomparso e la madre che si ammazza di fatica per tirare avanti. Tutti resteranno coinvolti in un affare più grande di loro, dove ci scappa un morto, il padre di Poldo in galera, la madre di Raffaele che si prende un colpo in testa e finisce in ospedale a Como, un "finto" giornalista, un aereo disperso, una misteriosa cassetta e persino un sommergibile, un "Lariosauro", i servizi segreti inglesi. Nella girandola di avventure compare anche l'ombra del fisico nucleare Majorana con il segreto della sua scomparsa. Masali unisce con sapienza tutti questi elementi creando un romanzo robusto, sorretto dalla forza delle figure popolari con la loro autenticità e con il loro mondo fantastico, tutto in testa in contrasto con il sarcasmo e l'ironia con cui tratta le altre figure (il giornalista e la bambinaia ad esempio). Svettano naturalmente due figure, oltre ai ragazzini: il Martin Picc, quello che sa tutto del paese, con la sua ingenuità e il Marchion, sposato con Rosa, che gestisce un negozio alla moda e che legge sempre riviste francesi. Il Masali spiega: "Ho cercato di rispondere alle due domande angosciose che da piccolo mi ronzavano nel cranio: primo, perché diavolo il Marchion avesse deciso di trasformare il solaio in un cantiere navale e secondo, che diavolo di barca, c'avesse in testa, quello lì. La risposta alla prima domanda è la più semplice: in soffitta le donne di casa non gli rompevano le scatole, così poteva picchiare di mazza e spargere segatura finchè gli pareva". Per dare una risposta alla seconda domanda lascia invece la parola al suo personaggio, al mitico Marchion: "Questa barca mi farà viaggiare tra i mondi. Ma non come il cannone di Giulio Verne, voglio dire i mondi che ci abbiamo in testa. Per questo mi serve una barca elegante, da turisti. Che di entrare nella testa dei laghèe l'è fatica sprecata, tanto dentro non c'è mica niente". Luca Masali, "L'inglesina in soffitta", Sironi editore, 480 pgg, euro 16,50
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Testo riprodotto unicamente a scopo informativo.

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