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From Medea
Annamaria Manna, ScritturaCreativa.it, 24.09.2004
SuperEvaScritturaCreativa.it
Un libro e una piece teatrale scritti in maniera terribilmente breve e incisiva da Grazia Verasani per la casa editrice Sironi. La lettura mi ha lasciato un desiderio che spero di esaudire al più presto.
Rina, Vincenza, Eloisa, Marga condividono la stanza di una struttura che si presume psichiatrica giudiziaria. In comune hanno il fatto di essere accusate di aver ucciso ciascuna il proprio figlio
Una piece teatrale che voglia rappresentare questa situazione ha una bella sfida davanti a sé. Può essere scritta in tanti modi: deve dribblare tra una narrazione per flashback, tra un improbabile cameratismo, un nefasto pietismo e peggio ancora sentimentalismo, deve evitare l'inchiesta sociologica e lo psicologismo.
Queste donne sono segnate profondamente, forse sono addirittura già morte nel momento in cui hanno tolto la vita al loro figlio o alla loro figlia. Cosa resta da narrare quando ai processi ci hanno pensato i giornali prima ancora che i giudici dei tribunali, quando agl incaricati delle perizie psichiatriche si comunica che il caso è chiuso?
Una scelta del genere sarebbe scontata per lo scrittore e poco credibile per il lettore attento.
La comunicazione tra le quattro donne si ferma sempre un attimo prima dell'empatia, dell'accettazione definitiva oppure della quotidiana cattiveria reciproca.
Ho avuto l'impressione che questa modalità fosse funzionale a mettere in scena il limbo nel quale vivono. Un limbo quasi necessario per evitare il precipitare definitivo nella follia disumana.
"È un libro tipicamente italiano" direbbe il critico de Il Foglio "Senza trama. Non c'è storia. Una tranche de vie..."
Non so se Grazia Verasani, la giovane autrice volesse poi veramente scrivere una storia completa, necessariamente voluminosa di queste donne (e poi nuova? creativa? necessaria? possibile?). Comprendo e apprezzo, invece, la scelta di un unico atto teatrale in 30 scene, 128 pagine che si leggono in una mezza giornata e che danno un'idea essenziale di come possano essere difficili da sostenere queste condizioni di vita nelle quali si può precipitare per un motivo come per l'altro. Cosa importa se per un attimodi follia o a causa di una depressione latente? L'istinto materno è davvero così inevitabile?
Il testo non è angosciante come si potrebbe temere, anzi mantiene un buon equilibrio tra i molteplici stati d'animo che muovono le quattro protagoniste e che a loro volta muovono nel lettore.
Inevitabilmente mi è venuto in mente il laboratorio di scrittura creativa dedicato al caso Carmichael che per anni è stato un cavallo di battaglia di Giulio Mozzi, oggi direttore editoriale della collana in cui il libro è pubblicato. Quando i partecipanti al corso si erano documentati su tutto il documentabile rispetto al caso di cronaca Carmichael, arrivava da Giulio la domanda terribilmente importante e difficile: Perché e come raccontare quella storia?
Non so voi, mai io credo che recuperare in se stessi la pietà per comprendere queste situazioni estreme valga lo sforzo della scrittura.
Secondo me Grazia Verasani c'è riuscita e la prova è che il libro mi ha profondamente colpito nella sua necessaria brevità. Mi è rimasto forte il desiderio di vederlo messo in scena. Dal retro di copertina leggo che è già successo in Italia, Francia e Germania. Quando e dove i prossimi allestimenti?
Tutti i diritti degli articoli della rassegna stampa di sironieditore.it di proprietà dei rispettivi autori/testate/siti.
Testo riprodotto unicamente a scopo informativo.

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