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Una casa, una bambina
Gaja Cenciarelli, Leggendaria, 15.04.2004
www.leggendaria.it
Innanzi tutto, la copertina. Cominciamo dall'opera di Silvia Levenson (splendido il titolo: Piccoli incidenti domestici), un cuore rosso e ferito che a un primo sguardo sembra preannunciare una storia mielosa, la solita storia d'amore e lacrime. A un primo sguardo, si diceva. Perché, dopo un esame più accurato si nota che, aggressivo e su fondo impietosamente nero, questo cuore immenso ha uno squarcio ricucito da un filo di ferro ed è composto da quelli che sembrano mattoncini rossi, uno accanto all'altro, (gli stessi che, all'inizio, suggerivano un colore compatto). Non a caso. L'incipit del romanzo di Bompani recita: "Hanno distrutto la mia casa vecchia. Muratori, pagati da non so chi. Con il permesso delle autorità pubbliche. [...]. Via lo spazio, via il tempo". Infanzia violata, oltre che infanzia dea. Una violenza che rade al suolo sentimenti e che lascia sospese le immagini di vita vissuta della autrice, invisibili a occhi estranei, ma perpetuate nel suo romanzo. È un periodo in cui l'autobiografismo si conferma una delle tendenze più spiccate delle giovani leve della letteratura (assecondando, forse, la necessità di fondere il particolare nell'universale, o il bisogno di riaffermare la propria voce in un mondo che è sempre meno di tutti, come sostiene anche Mario Capanna nel suo ultimo saggio intitolato Verrò da te, o sposando la tesi secondo cui, molto più semplicemente, nella particolarità si ravvisa, in fondo, l'universalità di certe emozioni). Che è un'arma a doppio taglio: più una storia ci riguarda, tanto più è difficile operare il cosiddetto "distacco" letterario.
Il libro di Bompani trova nell'autobiografia il suo punto di forza: unico, com'è unica la vita di ciascuno di noi, ma "universale" perché ciascuno di noi ha provato – almeno una volta nella sua vita – la sensazione di essere violato nei suoi sentimenti più intimi, di venire derubato di un'essenza e di una vita che si credevano eterne. E che, in questo libro, sono rappresentate da una casa e da una Bambina. Sono pagine molto intense e dure, quelle scritte da Bompani. Parole sferzanti e asciutte – e per questo ancor più laceranti, ancor più efficaci - che non concedono spazio all'autocompassione, agli aggettivi inutili e barocchi, ai lamenti. Il nucleo del suo romanzo è l'assenza. Il silenzio. Quello che non c'è, o che non c'è più. L'infanzia, la casa, le parole non dette, le scelte non fatte, le azioni omesse. L'autrice parla alla bambina che era – e alla quale il libro offre l'opportunità di rimanere per sempre viva – e questa dialoga, attraverso gli eventi presentati nel libro, con l'adulta che scrive, in un eterno fondersi di età e personalità, in un flusso di coscienza senza soluzione di continuità.
La Bambina – con la maiuscola – si rapporta al mondo esterno dall'interno delle quattro mura della casa. E per esterno s'intende tutto ciò che non è dentro di lei: quindi i genitori, gli animali, gli zii. La zia Amelia e la zia Marisa, per esempio, sono "dee greche", che le fanno conoscere i libri; mentre lo zio Ettore, a cui piace dipingere, è uno degli "zii sprecati", quelli che le interessa di più conoscere. C'è la voce "delle fonti", "delle radici", la voce "amorevole"; ci sono le fotografie di famiglia, a testimoniare che passato e presente in questo romanzo si mescolano, indistinguibili. Tutto si svolge davanti agli occhi della Bambina – grandi, scuri, inquietanti, scrutatori, come dimostra la sua foto ("Non è facile essere una bambina normale e anche strana, non puoi essere tutti, anche se la bambina lo voleva"), tutto comincia da lì, tutto diventa oggetto di esame, mettendo alla prova la sua capacità di comprensione.
È così che la Bambina diventa autrice di quelle pagine, sostituendosi all'"adulta scrivente", e presentandoci la sua vita. Un'azione di annientamento aveva lasciato macerie e ricordi davanti agli occhi dell'adulta: aveva cancellato, ridotto a niente la sua vita, svelandone i segreti. Il libro, al contrario, pur mettendo a nudo gli eventi e le emozioni, si costituisce come creazione, come creatura che si oppone al nulla, al sopracitato annientamento. Diventa, quindi, la casa della Bambina. Che riesce, perciò, a ricostruire le quattro mura entro cui vivere, esplorare, comprendere, osservare, per sempre.
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Testo riprodotto unicamente a scopo informativo.

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