La politica sembrerebbe non aver nulla a che fare con la narrativa. Eppure, la crisi della sinistra deriva anche dalla perdita di un lessico popolare e creativo. Per questo il lavoro dello scrittore rappresenta un laboratorio interessante. «In questo romanzo - spiega Caliceti - mi sono trovato a dover scegliere tra lo stile della fiction - Don Camillo, per intenderci - e la narrativa di Morselli e Fenoglio, i quali non sempre erano visti bene dalla sinistra. Fenoglio descriveva i partigiani come uomini in carne e ossa. Volevo raccontare ai giovani la storia di un ideale vivo senza cadere né nella retorica memorialistica né nella comica eccessiva alla Don Camillo. Ho lasciato solo un breve passaggio nel quale la statua di Lenin, come il Gesů di Brescello, inizia a parlare. O, almeno, Libero sente una voce».
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