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Gli scrittori partenopei vanno via. Tra i pochi che restano c’è Antonella Cilento |
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Gianni Paris, Abruzzo Oggi, 06.11.2003 |
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Autore: Antonella Cilento
Titolo: Non è il paradiso
Genere: pamphlet narrativo
Editore: Sironi
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Prendi Napoli, prendi una giovane scrittrice e prendi un diavolo con l’hobby della distrazione. Uni-sci le tre cose e ti ritrovi in mano il nuovo libro della trentatreenne Antonella Cilento, salita alla ri-balta delle cronache letterarie lo scorso anno con il romanzo Una lunga notte (Guanda). Ma cos’è Non è il paradiso? Giungendo alla fine delle 188 pagine, ti rendi conto di aver finito un romanzo, anche se l’autrice premette che forse si tratta di un pamphlet, tra reportage e racconto diaristico. Il tutto nasce per “colpa” del padovano Giulio Mozzi, a capo della collana Indicativo presente di Siro-ni, che ha voluto fortemente questo lavoro. Un libro su commissione, come scrive la Cilento. E so-prattutto, un buon libro. Abbiamo tre personaggi: Eva, ovvero l’alter ego cartaceo di Antonella, Elio, compagno di vita della protagonista, e lui, il diavolo. Meglio noto come Riavulone. Un diavolo che vuole mandare via Eva dalla sua città. Una città ricca di contraddizioni. Una città dove la letteratura è confinata. E in quel confine trovano spazio solo gli amici degli assessori o gli iscritti al partito del governo cittadino. Il paradiso della Cilento è un paradiso non abitato dagli scrittori. Vanno via tutti, restano in pochi. Questa è l’equazione. E tra quelli che restano c’è proprio Eva, giovane autrice, che campa – mica tanto bene – con le lezioni della sua scuola di scrittura creativa.
Il paradiso descritto dalla Cilento, che fa nomi e cognomi di tutti gli autori napoletani che si rispet-tino (Franchini, La Capria, Starnone, Ortese, Pascale, De Silva, Piccolo, ndc), potrebbe essere solo un’anticamera del purgatorio. Perché a Napoli gli ostacoli cominciano prima ancora di avere le idee. Il libro è un libro di denuncia, tra parodia e confessione. Vedi lo sfascio di Galassia Gutenberg. Vedi il proliferare di pseudo editori-stampatori e pseudo autori a pagamento. In questo volume, la Cilento è stata vera. Un difetto in letteratura e nella vita, a volte, imperdonabile. Soprattutto se la voce grossa viene da una scrittrice di poco più di trent’anni. Una scrittrice che ha osato, perché l’omertà non fa parte del suo vocabolario.
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