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Elementare, maestro – Diario (moine e belletti) di uno "scrittore inattivo"
Massimo Onofri, Diario, 05.07.2002
Pubblico/Privato 0.1
La collana si chiama indicativo presente. La cura Giulio Mozzi per l'editore Sironi. Il fine è encomiabile: una collezione di libri che raccontino l'Italia com'è, senza ricorrere al romanzo, sperimentando piuttosto forme diverse, dal "diario" al "dialogo filosofico" e "la memoria", dal "reportage" a "la descrizione" alla "satira" e "la narrazione teatrale".

Quando, sul Corriere della Sera del 13 Giugno, Giulio Mozzi ha presentato i primi volumi e ha parlato di "Pubblico/Privato 0.1", una sorta di diario interattivo che Giuseppe Caliceti (autore dei non disdicevoli "Fonderia Italghisa" e "Battito animale") ha tenuto dal 14 Luglio 200 al 31 Dicembre 2001 sul portale Emilianet, ho pensato che la questione si facesse interessante, tanto più che si trattava – sono parole di Mozzi – della "dimostrazione di come gli intellettuali non siano scomparsi", ma lavorino in modo diverso.

Vediamoli da vicino. Allora, questi intellettuali, soprattutto quando, come nel caso di Caliceti, sono così loquaci e cordiali. Il quale, dopo averci spiegato il motivo per cui si definisce qui "scrittore inattivo" ("perché anche quando non ho idee su cui scrivere, non ho proprio niente da dire, comunque mi pare di avere questa necessità fisica"), ecco che aggiunge: "ci deve essere qualcosa di terapeutico nel mantenere un diario, cioè un rapporto quotidiano con se stessi e i propri fantasmi: l'ho sempre collegato a una forma di utile automeditazione. Tra l'altro ci sono proprio libri su questo. Voglio dire: sul diario come cura di sé. Anche libri personalmente un po' del cazzo, questa è la mia modesta opinione". Opinione così modesta per un libro così del cazzo che, però, l'autore non si esime dal comunicare. Quanto al rapporto quotidiano con se stessi (e con i propri fantasmi), Caliceti non mente. Sentite qua:"Oggi esce nelle librerie il mio nuovo libro (…) Mi fa piacere perché il sommo Edoardo Sanguineti, uno degli autori che in Italia senza dubbio stimo di più, si è preso la briga di farci su la quarta di copertina". Questo è ciò che si legge alla data 2 Maggio 2001: solo pochi giorni dopo – in uno dei testi di posta elettronica inclusi nel libro, quello d'un insegnante della provincia di Asti (uno dei tanti ammiratori che ci saranno via via presentati) – non manca di farci sapere che uno studente "sta preparando una tesina per l'esame di Stato utilizzando Fonderia Italghisa e Battito animale". E si potrebbe continuare a lungo.

Il lettore lo sappia: non è, questo, un caso clinico di narcisismo. Lo stesso tono entusiastico e apologetico, infatti, è riservato anche ad altri scrittori, molto spesso amici o amici degli amici: niente di male se non si trattasse di un diario in pubblico. E se magari ci confortasse l'intelligenza critica dei giudizi, la complessità delle notazioni. Così su Moresco: "Ho letto l'ultima fatica letteraria di Antonio Moresco. La prima parte dei Canti del caos. La scrittura mi ha subito acchiappato. Moresco è bravissimo!" Per non dire di Mozzi:"Ma Fiction non è un libro, è come entrare nel Castello degli Specchi (…) Mi perdo nelle infinite finte note! Mi confondo! Bravo Giulio!" Da questa scrittura tutta esclamazioni e "abbracci immensi" non si va lontano: neanche, quando si parla di scuola, dove Caliceti fa il maestro elementare. Lasciamo stare poi la qualità della polemica politica:"Ce lo vedete Veltroni vestito da partigiano?"

Nessuna meraviglia: non l'ha detto Caliceti che per scrivere non è necessario avere idee? E poi: come potrebbero avere idee gli intellettuali nel Paese delle dirette oceaniche su padre Pio? Il genio di Mozzi non finisce di sorprenderci: un libro meno vuoto di pensiero non avrebbe potuto raccontarci meglio l'Italia di oggi.
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Testo riprodotto unicamente a scopo informativo.

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