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Il pomodoro della discordia |
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Chiara Dall'Anese, ReS - Ricerca e Storia, 15.10.2003 |
Enel.it |
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LO SCORSO agosto un sondaggio Ispo/Nielsen Cra ha rivelato che due italiani su tre si dichiarano contrari ai cibi geneticamente modificati: rispetto a quattro anni prima, la percentuale di persone sfavorevoli è cresciuta quasi del 15 per cento. Non stupisce quindi più di tanto l'approvazione data all'operazione "tolleranza zero" scattata in Piemonte in seguito alla decisione della Regione di eliminare 400 ettari di mais transgenico cresciuti illegalmente sul territorio.
Gli ogm, soprattutto quelli che finiscono sul piatto, fanno paura, e una delle ragioni, forse, è la scarsa informazione su questi temi. Quanti sanno effettivamente che cosa è effettivamente un alimento transgenico, come nasce e a quali procedure di controllo deve essere sottoposto per poter essere messo in commercio? Quanti sanno dove questi alimenti vengono "creati" e quanto tempo passa dalla loro messa a punto in laboratorio all'immissione sul mercato? Forse non molti, a giudicare dalle idee e i pregiudizi su quello che, significativamente, viene ancora chiamato frankenfood. Anche per questo si rivela particolarmente prezioso un libro come Il primo frutto. La creazione del pomodoro Flavr Savr e la nascita del cibo biotech (Sironi editore, 18 euro), la storia del primo alimento geneticamente modificato raccontata in prima persona da uno dei suoi protagonisti: Belinda Martineau, biologa approdata all'ingegneria genetica con questo e altri progetti biotech. Il primo frutto racconta la nascita del pomodoro Flavr Savr TM, modificato geneticamente per andare incontro a una precisa esigenza dei produttori e dei consumatori: quella di portare in tavola un frutto maturo e saporito ma al tempo stesso sodo e privo di ammaccature.
I processi di produzione e trasporto di pomodori, infatti, obbligano i coltivatori a raccogliere il prodotto quando è ancora verde, per evitare che esso arrivi nei negozi eccessivamente danneggiato dal trasporto. Questo fa sì, però, che il pomodoro non maturi mai completamente sulla pianta, arrivando in tavola con un aspetto gradevole ma con un sapore decisamente poco appetitoso. Per risolvere questo inconveniente la Calgene, l'azienda biotech protagonista della vicenda, decide di manipolare i geni coinvolti nel processo di maturazione del frutto sulla pianta: il risultato è il primo pomodoro biotech, Flavr Savr, ottenuto dopo anni di ricerche, competizione tra università, rivalità tra colleghi e corse al brevetto, senza esclusione di sconfitte, partite perse e piccole guerre legali.
Belinda Martineau ci racconta il background di quello che normalmente viene visto come un processo lineare e relativamente rapido: con le pressioni cui è sottoposto un ricercatore diviso tra l'aspirazione alla ricerca pura, fatta solo in nome della scienza, e le richieste del mercato, con la presenza costante dei media e della finanza. Il primo frutto offre uno spaccato della ricerca applicata nel campo delle biotecnologie: un ritratto che permette di conoscere da dentro questo mondo ancora sconosciuto e di comprendere quali logiche lo regolano, un'occasione per capire che la maggior parte dei nostri timori sulla pericolosità dei cibi transgenici è infondata. Che è poi anche quello che ha spinto l'autrice a scriverlo: «I dati della Calgene a supporto della sicurezza del prodotto Flavr Savr sono tuttora molto importanti. […] La storia del Flavr Savr include un esempio (forse il più rilevante) dell'uso di dati sperimentali per dimostrare la sicurezza dei cibi biotech». Una storia avvincente, narrata in modo piacevole e senza forzature ideologiche. |
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