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Non è il paradiso, Antonella Cilento. |
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Francesca Stefania Ferrara, Napoliontheroad, 12.10.2003 |
www.napoliontheroad.it |
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Divertenti e leggeri, nonostante siano portavoce di una verità che brucia gli animi dei più ‘sensibili’, sono i dialoghi tra Riavulone, il diavolo, ed Eva, la protagonista della nuova opera della già nota scrittrice napoletana Antonella Cilento. Non è il paradiso, edita da Sironi, è un’opera scritta a più tagli: quello autobiografico, quello biografico, quello della polemica e della riflessione al contempo, quello della cronaca di una lotta contro il malessere che affligge il “far cultura a Napoli”: giochi di potere e pigrizia mentale e caratteriale nei concittadini delle tamurriate. Tutto ciò spinge i portavoce dell’inchiostro narrante contemporaneo ad andare via, a fuggire dalle lobby locali e a trovare terreni più fertili dove impiantare radici e poter aver respiro nella propria voce. Eva, ossia l’autrice stessa, decide di rimanere a combattere nella sua città e di provare a sfondare portoni in cemento armato e muri innalzati per chi ha idee che mal si sposano con i luoghi comuni affibbiati alla città del mare e della pizza. Riavulone tenterà in tutti i modi, anche attraverso l’aiuto di altri diavoli che fedelmente incarnano i difetti del popolo napoletano, a convincere la protagonista ad andare via dalla città dato che non intende piegarsi alla violenza che la città stessa le infligge. Scritto come se fosse una ‘favola infernale’, l’opera si presta magnificamente ad una sua rappresentazione teatrale. Le immagini che scaturiscono dalla scrittura viva e urlante dell’autrice, sembrano prese ‘a prestito’ dal teatro e per la funzionalità dei dialoghi rigorosamente in napoletano o nello ‘slang’ dialettale e per i toni e i colori che suscitano. Leggendolo, è come se l’inchiostro prendesse forma, e si visualizzassero personaggi, luoghi, pensieri non detti, idee non pensate e quelle morte ancor prima di nascere. Nominati tutti coloro che nel bene e nel male appartengono al ramo “cultura”, Eva/Cilento spara a zero testimoniando le sue considerazioni con fatti, eventi, descrizioni accurate di un qualcosa che si sa, è già stato polemica, è già stato malcontento di tutti coloro che appartengono al settore e avvalendosi, nell’appendice, delle dichiarazioni di altri autori napoletani che come lei si trovano nella stessa posizione: l’impossibilità di far cultura senza ostruzionismo. La “cultural-action” non solo riceve una nomination dagli scrittori ma anche da quella fetta di lettori-cittadini affamati di nuove iniziative culturali piccole o grandi che siano. |
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