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Le verità di Antonella Cilento, le verità di tutti noi. |
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Vincenzo Aiello, Zonarimozione.net, 15.10.2003 |
www.zonarimozione.net |
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Questo ultimo lavoro romanzesco di Antonella Cilento - pamphlet duro e senza redenzione - mette a nudo i meccanismi più profondi del fare cultura nella città squadernata tra terra e mare. Vi compaiono tutti i mandarini, sodali, nani dell'industria culturale partenopea in realtà un baillamme molto organizzato fatto di 'nciuci e di precisi rendiconti. Sono dei tipi o sono degli stereotipi... ? Penso che siamo di fronte al secondo gruppo che viene realizzato con lo strumento del simbolo. Sappiamo che per questo procedimento non contano i vestiti con i quali si addobbano i protagonisti, "ma ciò che pensano e ciò che dicono". "Perché a Napoli non si può organizzare una progetto culturale lato sensu industriale?". Perché a Napoli ci sono i cd. camorristi atipici che a seconda dei vestiti con cui si addobbano fregano l'ignaro o complice interlocutore con pensieri camorristici senza bocche di fuoco. La Cilento li chiama camorristi light: si sa che la percentuale di nicotina non ci salva dal destino-brocardo che compare sul pacchetto di sigarette... La giovane autrice di Via Caravaggio ne fa solo un discorso auto-referenziale intramoenia Cultura a Napoli? No, ma cerca di disegnare anche un preciso tessuto connettivo della cd. società civile partenopea dove chi non si appara è destinato ad andarsene: e, non a più ritornare ("Per chi parte non c'è terra di ritorno" Erri De Luca). Interessanti anche le considerazioni che l'autrice fa del concetto giuridico e psicologico di culpa declinato a Napoli. Anche l'occasio narrandi - un diavolo ciccione che penetra nella vita della protagonista Eva, (la stessa autrice?), e la accompagna nei suoi peregrinari per La Città fungendo da contraltare parodistico - è bene calata in una lingua precisa, lieve ma dal forte tessuto civile. "La civiltà pesa" dice una canzone di musica leggera che abbiamo ascoltato nella top ten di Kiss Kiss Italia ed Eva si appesantisce non con le tradizionali leccornie partenopee ma con le sconfitte che subisce vivendo il suo ritmo nel sud di essenze ma che non può fare dimenticare il mare puzzolente... Non è l'Inferno? No, Napoli non può essere definita così vista dalla Certosa di S. Martino, ma sicuramente non è il paradiso... Insomma questo della Cilento è uno sputo amorevole alla sua città - "lo sputo dell'odio" (Merini); si sa che l'odio è l'altra faccia dell'amore - e questo ossimoro è avvicinabile più che ad "Il mare non bagna Napoli" della compianta - ora - e bistrattata - prima - Ortese a commedie del secondo Eduardo tipo "Gli esami non finiscono mai". |
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