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Umberto Casadei - Il suicidio di Angela B.
Renzo Stefanel, Rockit Mag, 07.10.2003
Padova, 17 novembre 1999. Angela Burzo, studentessa diciassettenne del Liceo Scientifico Fermi, un brutto mattino si alza e invece di andare a scuola, si suicida gettandosi da un cavalcavia. La sua morte provoca una serie di conseguenze inimmaginabili. Oltre ai soliti dibattiti mediatici sul suo misterioso biglietto d’addio e sul significato del suo gesto, sconvolge la vita del Liceo, sia a livello istituzionale che individuale. La prof. Elvira Bidelli esorta i compagni di classe a scrivere i propri ricordi di Angela per comporre un libro, che poi invece diverrà un sito Internet. Chi comporrà il libro sarà invece Gianni Dezanni, compagno di classe di Angela: il suo progetto interesserà la casa editrice unica “Il Monopolio ”, causerà la separazione definitiva dei genitori e l’eutanasia della prof.Bidelli, malata terminale di cancro. Gianni alla fine rigetterà il lavoro, che verrà pubblicato incompiuto e integrato da molti altri contributi, fuggirà di casa e si rifugerà presso la parrocchia di don Dero, prete impegnato nella lotta contro la necropedopornografia di guerra via Internet. Detto tutto? Detto niente:questa è la trama succinta di un romanzo fiume che contiene innumerevoli vicende minori, ma essenziali alla storia. Un fiume, si sa, è fatto di tante correnti. Così, ne “Il suicidio di Angela B.”, che all’inizio pare il solito romanzo di formazione adolescenziale, si trova anche la distopia fantascientifica alla Philip Dick di “Tempo fuori luogo” (ovvero la descrizione di un luogo contemporaneo con caratteri inquietanti e diversi da quelli reali: si pensi al Liceo senza bidelli ma con gli “Accoglienza ”, sorta di gorilla della sicurezza, e con telecamere dappertutto in stile Grande Fratello, sia orwelliano che di Canale 5). C’è poi un forte sentimento carnevalesco del mondo che attraverso la deformazione grottesca alla Grosz o alla Dix di nomi di luoghi e persone reali ne svela l’intima essenza: Alleanza Nazionale diventa il Partito Nazionale, tanto per dire, così come alla psicologa Paola Krepps corrisponde Paolo Crepet, l’onnipresente esperto (padovano) di disagio giovanile, da Novi Ligure in poi. Casadei giunge anche all’invenzione di luoghi (Besana, l’inesistente paese natale di Angela) o di personaggi (l’arrogante, gretto e vacuo giornalista Eurachio Borìa de “Il Nordestì”, fantomatico giornale unico del Triveneto). Proprio i nomi danno vita a una trama fittissima di rispondenze e corrispondenze, dando al libro una fortissima componente simbolica, tra l’avanguardia strutturalista degli anni 60, il simbolismo Liberty e l’enciclopedismo medievale. Attraverso questa via, “Il suicidio di Angela B.” giunge al suo nocciolo filosofico, di una realtà fatta di false apparenze che rimandano ad archetipi a loro volta senza senso: e qui si può vedere ancora il miglior Dick, così come film quali “Matrix” o “Fight Club”. Nella ricerca di un senso, e quindi di un Creatore di una realtà composita e spuria, così come di un Autore di un romanzo dossier costituito da molteplici fonti, differenti per natura, Casadei finisce per citare il Pirandello dei “Sei personaggi in cerca d’autore ”, conferendogli una dimensione metafisica sconosciuta all’originale. Quello che il libro vuol dire è che nel mondo si agita una falsa alternativa fra due poli, uno denso di valori senza fondamento, e l’altro privo di essi. Si chiami pure il primo “Tutto”, o totalitarismo, o incrocio tra vecchia sinistra, movimenti religiosi e loro eredi frondosi; e si chiami pure l’altro “Nulla”, o neoliberismo, o nuova destra berlusconiana. Al fondo di questo mondo svuotato di senso paiono avvertirsi presenze demoniche,devastanti: sia l’una che l’altra falsa alternativa conducono alla Geenna di cui il suicidio di Angela (e quindi il libro, in una spettacolare “mise en abime ”) è allegoria. A vera antitesi del tutto e del nulla, c ’è il poco, il pochissimo, il qualcosa, che però pare destinato alla sconfitta. Radicalmente pessimista, “Il suicidio di Angela B.”, esordio letterario di Casadei, laureato in sociologia che fa il commesso alla Auchan e il proiezionista in un cinema d’essai, è un romanzo a tratti divertentissimo, di un humour nero e feroce che fa pensare. Enorme nella vastità dei temi e nella mole, è un romanzo-mondo, come “Ulisse” di Joyce o “Alla ricerca del tempo perduto” di Proust. Solo il tempo potrà dire se il valore è lo stesso. Intanto, è da godere questo ottimo romanzo, quale da tempo non si vedeva in Italia.
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