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Casadei un suicidio da oscar |
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Flavio Marcolini, Bresciaoggi, 23.08.2003 |
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Best Seller annunciati |
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Potrebbe essere l'ennesimo best seller di questa limpida estate. Di certo «Il suicidio di Angela B.» del 38enne padovano Umberto Casadei (Sironi Editore, pp. 560, 14,50 euro) è un testo dal quale non si potrà più prescindere parlando di narrativa nel nostro paese. «È come una chiesa continuamente ricostruita», ha detto qualcuno, citando uno dei passi illuminanti di questo lungo e appassionante romanzo-dossier dalla costruzione appassionata e poliedrica come una cattedrale romanica, appunto. Due editor della casa editrice Monopolio - Mario Parecchio e Rinaldo Qualcosa - raccolgono una quantità di materiali inerenti il suicidio di Angela Burzo, diciassettenne studentessa liceale di Besana, alla periferia di Padova, gettatasi una mattina dal cavalcavia della zona industriale. Il corpo principale del dossier è costituito da due lunghi testi - un vero libro nel libro - di Gianni Dezanni, compagno di classe di Angela. Vi si aggiungono numerosi ritagli di giornale, una lettera del camionista che raccolse il corpo di Angela, un lungo sfogo della madre di Gianni, una pacata riflessione di Pier Giorgio Izza (anche lui compagno di Angela, forse omosessuale, sospettato di averla plagiata), altri brevi pezzi scritti da altri compagni di classe e amici di Angela per il "sito funerario" allestito in suo onore per iniziativa della professoressa di Italiano Elvira Bidelli.
Contrariamente alla indicazione del titolo, il protagonista del libro non è Angela, bensì Gianni, un giovane "senza qualità" che si rende conto, la mattina in cui la notizia del suicidio giunge a scuola, di non sapere nulla di Angela, una ragazza che pure l'anno prima egli aveva addirittura vagamente corteggiato. Gianni abbandona la scuola, scappa di casa, fa pazzie, si rifugia da un prete di strada; ad un certo punto si mette a scrivere, nel tentativo di sondare il mistero di Angela nonché il mistero della sua propria vita, della sua scombinata famiglia, dei suoi amici. Ma non viene a capo di nulla. Alla fine del libro nulla si sa delle motivazioni del tragico gesto: nulla è svelato, tutto sembra restare inspiegabile e inspiegato.
Insomma, questo libro pone mille domande e nessuna risposta, consapevole com'è Casadei che il senso dell'affabulazione sta nel suo dipanarsi, non nella stasi. Che - parafrasando Kerouac - il senso della strada è andare, non arrivare.
"Il suicidio di Angela B." è un romanzo fiume - un fiume limaccioso, carnevalesco, trascinante con sé ogni tipo di materiale, sempre a rischio di tracimazione - che scorre nell'alveo della grande tradizione modernista europea. A tutti coloro che lamentano la mancanza, in Italia, di grandi romanzi, io dico: «Ecco, questo è un grande romanzo. Come, e non solo in Italia, se ne scrivono pochi». Sono le parole con le quali il suo scopritore, Giulio Mozzi, lo dà in pasto ai lettori, augurando loro buon appetito.
E Casadei annota: «Il romanzo nasce tre anni fa da un'imbeccata di Giulio Mozzi a quell'epoca alle prese con la costruzione del suo Fiction, da un lato, e con il mio esaurimento nervoso dall'altro. Avevo lavorato circa tre anni attorno a un altro romanzo e non riuscivo a venirne fuori. Alla mala parata, nell'imminenza cioè del crollo, Giulio mi lanciò una specie di salvagente, cioè mi propose di fare la guest star, per così dire, dentro al suo libro, pullulante per altro di un sacco di identità immaginarie. Mi consegnò il dattiloscritto di Fiction affinché me ne facessi un'idea, ma prima di congedarsi, mi fece dare un'occhiata all'ultima pagina. C'era una piccola frase d'addio al mondo, firmata da una ragazzina di nome Angela, seguita da un brevissimo testo giornalistico, che documentava il suicidio avvenuto della stessa. Subito sotto, c'era scritto: "Lettera di Umberto", cioè del sottoscritto. Ho cominciato così, con l'idea di scrivere una lettera di una quindicina di pagine a una mia compagna di classe fittizia. Solo che... alla fine sono diventate più di cinquecento». |
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