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Dentro l'abisso di quello che siamo |
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Davide Musso, Altreconomia, 01.07.2003 |
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Viaggio nel cratere |
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"Adopero il paese in cui vivo e quelli vicini per tentare di capire il mondo". Sta qui tutto il girovagare per i centri irpini di Franco Arminio, "paesologo" per autodefinizione. Una rete di borghi medi e piccoli dimenticati e svuotati, lentamente, degli abitanti più giovani. Tenuti insieme, forse, solo dallo spettro del terremoto dell'80 - eccolo, il cratere del titolo - che si portò dietro morte e dolore ma anche i grandi affari della ricostruzione per architetti, ingegneri e politicanti vari.
Arminio percorre i centri a piedi, si sofferma a studiare le abitazioni, a parlare con le persone: il sindao, il parroco, l'anziano comunista del paese, il barista.
Attraverso storie fin troppo quotidiane l'autore compone un mosaico le cui tessere - lo si capisce dopo un po' - sono i paesi stessi. L'immagine che restituiscono è inquietante, perché racconta di una realtà che, in fondo, riguarda tutti noi e non solo lontane storie d'Appennino: "Tre quindicenni stanno sul belvedere e quando gli chiedo come se la passano mi dicono che non ci sono ragazze (…) questi esibiscono già un certo grigiore. Come se non si aspettassero niente di ineffabile.
L'alfabeto dei sogni ti entra dentro quando sta nell'aria che respiri, altrimenti puoi sperare solo in un telefonino che costi un po' di più. Questi ragazzi pare che al momento ne possiedano uno in tre e si scambiano la telefonata in corso come fosse uno spinello, la droga di armeggiare con le vanità a cui siamo continuamente istigati dalla società dei consumi".
Il cratere, allora, diventa la paura di sporgersi oltre il ciglio, guardrci dentro e scoprire quello che siamo diventati. |
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