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Una storia sull’impossibilità di comunicare ambientata in una città tra realtà e fantasia
Renzo Stefanel, Il Gazzettino di Padova, 24.05.2003
Libro–evento del padovano Casadei
“Il suicidio di Angela B.” presentato da Mozzi. “E’ degno di Joyce e Proust”
“Ulisse” di Joyce. “Alla ricerca del tempo perduto” di Proust. “Il suicidio di Angela B.” di Umberto Casadei. Cos’hanno in comune due capolavori della letteratura occidentale e il libro d’esordio di un trentasettenne padovano? A sentire Giulio Mozzi, autore tra i più noti del panorama nazionale u nume tutelare di Casadei, tutto. Presentando giovedì pomeriggio alla libreria Feltrinelli di via San Francesco il volume, appena pubblicato da Sironi, casa editrice di cui è consulente per la narrativa, Mozzi non ha temuto di sbilanciarsi. Come Joyce e Proust, Casadei avrebbe prodotto un “opera – mondo”, ovvero un romanzo enorme (526 pagine), bizzarro, che racconta una piccola vicenda, ma parla del mondo intero. La trama è presto detta. Una mattina, Angela Burzio, studentessa di un liceo padovano, si suicida gettandosi dal cavalcavia della zona industriale. E senza spiegare nulla. Il suo gesto sconvolge le vite di chi la conosceva. Specie quella di Gianni Dezanni, che si rende conto di non sapere nulla di Angela. Che è e resta fino alla fine un mistero. Gianni abbandona la scuola, scappa di casa, fa pazzie, si rifugia da un prete di strada. A un certo punto scrive, scrive, nel tentativo di capire Angela, se stesso, la sua famiglia, i suoi amici. I suoi scritti vengono ritrovati dalla madre che li consegna a una casa editrice. Nasce così un libro dossier, assemblando gli scitti di Gianni e di altri intorno al suicidio. Il romanzo è comico e serio insieme: presenta parti esilaranti, altre tragiche, e ha come tema centrale l’impossibilità di conoscere e comunicare alcunchè. Casadei mette in campo una molteplicità di voci narranti, ognuna con una sua lingua e un suo modo di esprimersi, fuori dal comune. Ma a tutti la verità intorno ad Angela sfugge. A Gianni, che più di tutti ha a cuore il mistero, significatamente spesso mancano le parole. L’immaginaria edizione del dossier porta una data, tristemente nota: settembre 2001. Che per Casadei esprime simbolicamente il collasso della realtà, così come la si conosceva. In questo senso il romanzo è il tentativo, incompiuto, di trovare una lingua nuova, capace di esprimere – e quasi generare – il mondo. Si spiega così come la Padova del romanzo sia e non sia reale. Ai luoghi conosciuti se ne sovrappongono altri inesistenti, come Besana, il paese di Angela. (“Mi sono ispirato a luoghi come Ponterotto e Taggì”, dice Casadei). Nelle scuole non ci sono bidelli, ma un sistema di monitoraggio video. Molti nomi deformano comicamente quelli di personaggi reali. Come quello della grande psicologa padovana, Vera Acqua. Al tempo stesso Casadei pare interpretare la realtà, crearne una nuova e non riuscire a vedere quella esistente. Intanto Mozzi assicura: “Questo è un capolavoro. Come se ne scrivono pochi."
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