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Un legal thriller tutto italiano
Annamaria Manna, SuperEva, 01.07.2003
SuperEva Guide
Non dimenticate di portare nella vostra valigia questo bel legal thriller tutto italiano. Sto parlando di “Il diritto di non rispondere” di Marco Bellotto della collana Questo e altri mondi di Sironi editore.
Solo per comodità di categorizzazione definisco “Il diritto di non rispondere”, primo romanzo di Marco Bellotto, come un legal thriller. Ma a leggerlo è molto di più: è finalmente un romanzo in cui la cura della trama, avvincente e ben costruita, si unisce in modo armonico alla presentazione dei personaggi e dell’ambiente di provincia del ricco nordest italiano in cui convivono il mondo degli affari, della politica, dei servizi segreti e della mala.
Si fa presto a dire legal thriller, ma il legal thriller non potrebbe essere mai un genere italiano. Siamo ancora, e speriamo per lungo tempo ancora. un pubblico, che pur consumandone in gran quantità considera quel genere una “americanata” ed è, invece, capace di apprezzare uno scrittore italiano che mette onestamente al servizio di una buona trama le sue qualità di scrittore, di narratore amante di una scrittura elegante senza renderla preziosa , amante di una raffinata caratterizzazione dei personaggi senza diventare lezioso.
Qui non c’è Biloxi, ma un’anonima Sottomira, che alla fine finisci veramente per conoscere ed immaginartela e così i numerosi personaggi che entrano in scena: dall’accusata, agli avvocati, ai cronisti, al giudice, al giornalista e così via. Del resto Marco Bellotto, classe 1965, come avvocato penalista non poteva non conoscere più che bene questo mondo.
Qui non si parla di parcelle o di tangenti da 30 milioni di dollari o eredità di 60 milioni di dollari (ma qualcuno di voi quando legge Grisham ha mai calcolato a quanto ammontano in euro?), in questo romanzo le ricchezze sono espresse direttamente nelle realizzazioni che tali cifre, altrettanto stratosferiche, diventano nella vita di tutti i giorni: policlinici, autostrade. Qui si entra fin dentro il cuore del malaffare legalizzato a comprenderne il meccanismo distorto che è poi il cancro della democrazia. In questo libro l’happy end della storia non è happy fino in fondo, ma lascia comunque la speranza che finchè ci sono scrittori come Bellotto non tutto è perduto.
Con questo romanzo Marco Bellotto è stato finalista al Premio Calvino 2002 (opere prime inedite di narrativa).
Un’ultima annotazione. Pare che Giulio Mozzi, il curatore e formidabile cercatore di talentosi scrittori, abbia detto che potrebbe essere questo il primo legal thriller italiano. Modestamente ricordo un libro del ’98 di Giorgio De Angelis, dal titolo La Banca, lì si trattava di un thriller bancario, ma la denunzia sociale era simile. Bellotto supera De Angelis nell’intreccio, nella caratterizzazione dei personaggi e nella qualità della scrittura ma se vi capita sottomano vi raccomando anche quello.
Buona lettura e buone vacanze!
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