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Spaghetti thriller firmato Bellotto |
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Renzo Stefanel, Il Gazzettino, 17.06.2003 |
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Debutto per la Sironi dell’ex avvocato e giocatore di rugby padovano |
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È una strana presentazione per un libro, quella ai bordi della piscina del Blù tra crema, fragole e spiedini alla frutta. «Per un libro poco tradizionale - spiega Marco Bellotto, autore di Il diritto di non rispondere, uscito in questi giorni per Sironi - È uno dei pochi legal thriller scritti in Italia». La trama? Presto detto: «Un'indagine giudiziaria parte dalla morte di un parlamentare imprenditore del Nordest. Quasi subito si trova il colpevole: sua figlia. In realtà il morto aveva nemici altrove: su queste piste alternative indagano l'avvocato difensore, il marito della donna, un giornalista. La storia si svolge a Santa Mira, una ricca città immaginaria del Nordest, che è Padova ma non troppo. Parlando di diritto di non rispondere, formula giuridicamente scorretta, volevo alludere a qualcosa di più ampio, come con la frase che apre il libro: "Diffidate da chi ha più di 30 anni". È il diritto di ribellarsi, con una sfumatura anarchica, a certe regole del sistema: se non le attacca chi ha meno di trent'anni Il rifiuto di queste può essere di tanti tipi: io ne sono fuggito. Ho fatto l'avvocato penalista fino a quattro anni fa e ho smesso. Non che quello dei penalisti sia un ambiente da cui fuggire: anzi è da stimare chi resta a combattere, a cercare di applicare il diritto in modo più equo». Parla a ruota libera Bellotto, con una serietà che stona simpaticamente con la rossa maglia numero 10 della nazionale danese che indossa. Ma certe regole bisogna trasgredirle, specie se si scrive un legal thriller in Italia «Lo definirei uno spaghetti legal thriller. C'era lo spaghetti western di Sergio Leone, no?» È per questo, a sentire questa storia che scava nel sociale, vengono in mente vecchi film italiani come Il commissario Pepe di Scola, Signore e signori di Germi, In nome del popolo italiano di Risi? «Sono tre film che mi piacciono moltissimo. Trovo che la realtà italiana degli anni '60 e '70 sia stata raccontata benissimo dal cinema, meno dalla letteratura. Direi che il mio libro è molto vicino a In nome del popolo italiano. Tra gli scrittori italiani gli unici che hanno fatto qualcosa del genere sono stati Fruttero e Lucentini. Ma negli ultimi 20 anni la letteratura che ha raccontato il mondo meglio è stata quella anglosassone». Pure Bellotto esce dai corsi di scrittura creativa di Giulio Mozzi. Esiste una scuola padovana? «Mi piacerebbe che ci fosse. Se c'è, non è dogmatica ed è merito di Mozzi, cui sono estremamente debitore. Ora scappo: devo tagliare la torta». L'aveva detto, che era una presentazione poco tradizionale. |
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