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Le visioni high-tech di Laura Pugno
Marco Giovenale, Zoooom.it, 01.07.2003
Zoooom.it
Sleepwalking, di Laura Pugno, allinea "tredici racconti visionari": ma di visioni high-tech si tratta. Lo suggerisce anche Giulio Mozzi nel risvolto di copertina, parlando dell'autrice come di "una videocamera ad alta definizione". In qualche modo l'intero libro consiste nel vedere-toccare dettagli taglienti ai confini di un vetro che - come nella celebre poesia di Magrelli, in Ora serrata retinae - funziona da emblema della scrittura stessa: non uno specchio ma un vetro zigrinato… dove il corpo si sgretola / e solo la sua ombra traspare / incerta ma reale.
La realtà è traslata su uno schermo che, proprio per l'elevato numero di pixel, rispetta il non detto, le latenze e ombre e smagliature di senso delle vicende. L'obiettivo, avvicinandosi al corpo osservato, lo sgretola. Anche la sospensione di alcune trame formalizza questa strategia. I racconti parlano di rapporti bloccati, o deformati dal tempo - o persi. Alcuni brani (La perfezione, L'ubbidienza) hanno respiro di romanzi, a cui però sia stato lasciato uno scheletro di intreccio, e una conclusione sfumata. L'immagine della videocamera che smarrisce i corpi a cui si avvicina è esatta al punto da divenire direttamente racconto: intitolato Ghiaccio. Non a caso ne è protagonista un restauratore impegnato …a demolire la propria memoria.
Una tecnologia raffinatissima non riempie affatto tutti i vuoti, non dà immagini di "vero", di "pieno". Non è realismo. Anzi mostra le tracce di scollamento della realtà percepita, i punti ciechi, i margini lisi delle esperienze. Allo stesso modo, i personaggi inventati dalla Pugno non intrecciano mai rapporti immediati tra loro e con le cose. Ognuno ha - verso vicende e oggetti e memoria - un legame ostacolato e riscritto da riti, ossessioni, alter-ego oscuri, sogni-deformazioni, oblio. Le cose avanzano verso la percezione come se l'io venisse continuamente fasciato dal sonnambulismo. Respinto in un pre-conscio che è il grande vetro di Duchamp dopo le prime crepe. Le incrinature del percepire sono parte del percipiente. L'"io" è minato dalle virgolette fino al midollo. La struttura, non solo come macchina di concetti, ma come corpo-sofferenza, fa sue quelle crepe, quei collassi e anche felici interdizioni. Con questo fabbrica sé. Di questo è materiato. (Dal vetro-arte di Duchamp che demolisce l'arte, al vetro zigrinato della doccia, normalmente duchampiano: questo è il percorso della percezione: e il secolo è il XXI, così).
Tutti i diritti degli articoli della rassegna stampa di sironieditore.it di proprietà dei rispettivi autori/testate/siti.
Testo riprodotto unicamente a scopo informativo.

L'universo accidentale
di Alan Lightman
Galápagos
"L'idea fondamentale. Intervista a Fabio Toscano" di Carlo Silini, Corriere Ticino
"Il cervello geniale che valeva per due" di Giulia Villoresi, Il Venerdì di Repubblica
"Come funzionava la testa di Leonardo" di Giovanni Caprara, Sette, Corriere della sera

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